Rotice: «Non mi sottrarrò a quanto di mia competenza per ripristinare lo stato dei luoghi ed il rispetto della legalità»
«Diffida il signor Rotice Giovanni quale attuale occupatore e possessore del podere numero 20, a demolire entro 90 giorni dalla data di notifica del presente provvedimento senza pregiudizio delle sanzioni penali» segue la dettagliata indicazione delle opere abusive da demolire. Con l’avvertimento che «in caso di inadempimento si procederà alla esecuzione d’ufficio dei lavori in argomento, mentre eventuali cose e/o animali non rimossi saranno depositati e/o ricoverati presso strutture convenzionate con obbligo di custodia e spese a carico del diffidato. Gli Ufficiali di Polizia Giudiziaria e gli agenti della forza pubblica sono incaricati di osservare e di far osservare la presente diffida».
La diffida a demolire opere abusive su un’area demaniale, è stata emessa dal settore Urbanistica del Comune di Manfredonia diretto dall’ingegnere capo Giuseppe Di Tutto. Il provvedimento è da ascrivere all’attività di regolarizzazione degli atti del Comune di Manfredonia avviato dalle tre Commissarie prefettizie al lavoro a Palazzo San Domenico dai principi di novembre scorso a seguito dello scioglimento del consiglio comunale che aveva posto in minoranza il sindaco Gianni Rotice costretto alle dimissioni.
La diffida a demolire la villa di Siponto è peraltro l’atto conclusivo di una lunga contesa, tra le tante che hanno caratterizzato la difficile, tormentata e incerta amministrazione di Gianni Rotice conclusasi traumaticamente alle soglie dei due anni. La questione della villa abusiva detenuta da Rotice, venne fuori nel contesto di una agguerrita campagna moralizzatrice avviata dalle opposizioni consiliari, nei confronti dell’abusivismo dilagante che ha avuto dei forti e niente affatto edificanti echi nelle tv regionali e nazionali. Tra gli episodi, clamoroso è stato quello della “scoperta” di una villa abitata dall’assessora ai lavori pubblici costretta a dimettersi dopo appena alcune settimane subentrata al suo predecessore estromesso platealmente dalla giunta da Rotice per dissidi interni.
Ma ancor più clamoroso è stato “scoprire” che lo stesso sindaco deteneva abusivamente una villa ricavata da un caseggiato del podere n.20, tant’è che i consiglieri comunali di minoranza presentarono, agli inizi di giugno 2023, un documento nel quale esprimevano «sgomento e profonda preoccupazione in merito alle accuse di abusi edilizi rivolte al sindaco Gianni Rotice» chiedevano pertanto che «egli faccia piena luce sull’ennesima vicenda che lo coinvolge direttamente».
Per tutta risposta Rotice bollò come “diffamatoria” la notizia dichiarando che aveva avanzata istanza di legittimazione di proprietà e non di regolarizzazione degli abusi. Lo stesso Rotice complicò le cose facendosi intervistare da una tv regionale che invece di chiarire intricò le cose. Tanto che già allora si avanzarono richieste di dimissioni che sono arrivate, come ormai noto, qualche mese dopo, a fine ottobre, dimissioni definitive dopo quelle “finte” del mese precedente.
Ora la perentoria diffida a demolire le opere costruite abusivamente che pare non ammetta scappatoie. Un provvedimento peraltro che si ritiene debba interessare l’intero comparto abusivo radicatosi nell’area di Siponto nonostante i tanti vincoli pendenti sulla stessa area.
Gianni Rotice in un post ha ribadito quanto già detto in varie occasioni per così concludere: «Ciò che sarà demolito è già stato segnalato e riportato dal sottoscritto negli elaborati progettuali sia per l’istanza alla Regione Puglia del 2016 che per quelli presentati in occasione della partecipazione all’avviso pubblico regionale del 2018. Dal canto mio – promette – una volta ottenuto il titolo per intervenire, non mi sottrarrò a quanto di mia competenza per ripristinare lo stato dei luoghi ed il rispetto della legalità».
Michele Apollonio