Martedì 5 Novembre 2024

La Chiesa di Santa Lucia di Siponto

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 Un  gioiello di storia e fede  in colpevole abbandono

Di  Aldo Caroleo  2022.

A qualche chilometro da Siponto, in direzione di Foggia sulla ss. 89, si trova questa chiesetta dedicata a Santa Lucia, che versa  in uno stato di  incuria  e di abbandono.

Strutturalmente si presenta come un piccolo  complesso di fabbriche adiacenti: la chiesa vera e propria e a altri due vani più piccoli, il cui uso era destinato a sacrestia ma anche all’ accoglienza abitativa.

Seguendo una tradizione tipica dell’organizzazione rurale delle masserie ,comuni nella Capitanata ma anche nella Puglia  in  generale, questa chiesa  aveva una carattere padronale ed insieme serviva come luogo di preghiera  sia per  le famiglie padronali , in questo caso per  la Masseria di Posta Angeloni, ma anche per le famiglie  delle strutture rurali adiacenti alla Masseria.

Questo luogo è infatti molto vicino sia al Tratturo “dei sessanta passi”, frequentato dai transumanti, soprattutto Abruzzesi, dai lavoratori agricoli stagionali ma anche dai  cavatori di pietra, essendo la zona ricca di cave per l’estrazione del tufo.

Chi, come me,  ha la passione di indagare, soprattutto sulle  orme lasciate nel  tempo da un mondo fatto di duro lavoro dei campi, delle greggi transumanti con tutto ciò  che comportava, della presenza dei cavatori di pietra e, non ultimo il fatto che la ss.89 ripercorre la storica  “strata Perigriorum” , dei pellegrini che ,diretti a Montesantangelo, toccava i luoghi della fede che si trovavano lungo il suo percorso:  l’Abbazia di San Leonardo di Siponto, la Basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto, prima di inerpicarsi  sui diversi sentieri  che portano a Montasantangelo toccando luoghi anch’essi di ricovero fisico e spirituale, come Santa Restituta, Ruggiano, Pulsano, Santa Barbara…ecc.

Quindi non potevo che  indagare personalmente su quella che è  stata l’umanità che ha frequentato  i luoghi della  Santa Lucia, lasciando i segni della propria presenza.

Il luogo  della santa Lucia rispecchia quel fascino antico della campagna di Capitanata, con la sua particolare vegetazione multiforme, le sue pietre tufacee emergenti con l’altura più significativa di Monte Aquilone.

La chiesetta, con i piccoli edifici adiacenti  , alla luce del sole pomeridiano di questo ottobre straordinario, del2022,suscita  un fascino, una bellezza ed una nobiltà straordinarie, a dispetto dell’incuria, l’offesa alle sue passate  funzioni sia spirituali che umane .

La chiesa e le strutture adiecenti, sono in tufo, come pure le decorazioni presenti nella parte frontale della chiesa, dove, per gli stipiti e le architravi  è stata utilizzata la bianca pietra di Apricena.

La facciata è costituita da  una cornice di coronamento del tetto, quasi del tutto  crollata e da una cuspide sotto a quale si apre una lunetta che probabilmente ospitava qualche affresco ,o scultura a rilievo  scomparsi .

Sull’architrave, sorretta dagli stipiti in pietra di Apricena, ci sono alle estremità delle croci greche  mentre al centro una piccola edicola fa presumere la presenza di una figura  a  (Cristo?, S.Lucia?).

La parte interna della chiesetta ,rettangolare, è semplice ,poco decorata ed è stata spogliata da tutti gli arredi liturgici, sottratti o  vandalizzati.

Gli ambienti laterali della  chiesetta di s.Lucia, sono intercomunicanti con volte a crociera di tufo sagomate sapientamente da maestri  scalpellini .

In uno di questi ambienti, invasi da rifiuti di ogni tipo, ho riscontrato la presenza, oltre di aperture per l’ingresso e la finestre strombate, dei resti di un camino che serviva  per riscaldare gli ambienti ed anche per cucinare.

Ma la mia curiosità, che mi ha spinto sempre ad indagare su questa chiesa e su questo suo splendido isolamento, era quella di andare alla ricerca di segni, graffiti, nomi, simboli, ecc. caratteristici dei luoghi di fede , lasciati a perpetua memoria da chi nel tempo , ha avuto modo di passare, sostare, essere stato accolto, sposarsi, essere battezzato, cresimato, anche solo per pregare e magari anche avere avuto  gli ultimi conforti religiosi.

E la mia aspettativa non è andata delusa.

Sono decine i nomi, le date, i segni, i simboli, le croci graffite, le rosacroce, i luoghi di appartenenza, i mestieri: tutte testimonianze da parte di chi, imprimendoli  sulla pietra, ha voluto lasciare la testimonianza  del suo passaggio.

Ma  nei graffiti in Santa Lucia ho scoperto cosa rara finora, per me,  la  presenza della scala, naturalmente di  legno: più scale, partendosi da un centro per arrivare in alto.

E poi i chiari riferimenti alla Transumanza con nomi, cognomi, date di nascita e luoghi di nascita: Pescasseroli, in Abruzzo e sempre in Abruzzo Castel del Monte che non è quello pugliese, ma quello in provincia dell’Aquila, insieme a tanti altri anche del barese, brindisino, della Basilicata, della  Campania.

E poi il segno di un ferro di cavallo, il profilo di un volto,  frasi anche di amore come da Rita, un cuore, e l’amore per Gianni; Lucia  che  ama Bruno, e tante altre frasi di affetto quasi di giuramento di volersi bene per sempre come quelle scritte sulla pietra perchè ne rimanesse imperitura memoria  e  giuramento per l’eternità.

E   mi ha colpito la grande pazienza e maestria di qualcuno che ha inciso nome, cognome, provenienza  con un W  il 1913…tra gli interspazi dei blocchi di tufo..

Ma il regalo più bello che la chiesa di Santa Lucia con i suoi luoghi  regala a chi come me è venuto  a visitarla, sono stati quei giochi di luce che dall’esterno, entrano dalla porta, dalle finestre strombate, per aprirsi, come stupendi quadri , sui profumi, sui colori della campagna e dalle emergenti pietre circostanti.

E mi ripropongo di ritornarci, in questi luoghi benedetti dal Signore ma deturpati dalle ignobili mani  di uomini senz’anima, per trascrivere, nome per nome, segno per segno simbolo per simbolo e farne un album perché quello che ancora rimane non vada perduto e ne rimanga memoria per sempre.

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