È sintomatico come ai nastri di partenza dell’ideale gara per la conquista dello scettro di primo cittadino di Manfredonia per il quinquennio 2024-2029, si siano schierati tutti o la gran parte, dei “vecchi” amministratori di una città ridotta a brandelli. Chi in un modo (palese) chi in un altro (coperto), ha messo in mostra i muscoli (le intenzioni elettorali) con i quali vincere la scalata al traguardo. Il percorso da fare è ancora tanto e pertanto le scaramucce avvengono nelle retrovie. Ma se si volesse dare ascolto alle massime della saggezza popolare, bisogna ricordarsi di quella che avverte, realisticamente, che è dal mattino che si vede il buongiorno o il mal giorno, a seconda di come il mattino si presenta. Nella nostra fattispecie sipontina, di come ci si presenta, per rimanere nelle metafore, sulla ribalta politica cittadina. Il fatto è che la situazione politica-amministrativa di Manfredonia, si presenta con caratteri del tutto particolari, per tanti versi anomala. La città, il territorio esce da una lunga, tormentata e disastrosa esperienza governativa nella quale è emerso il peggio del peggio che gli stessi protagonisti della scellerata messa in scena negli ultimi due anni di sosta sulla ribalta di Palazzo San Domenico, si sono rinfacciati reciprocamente fino ad essere disarcionati dal cavallo che non hanno saputo cavalcare; ha fatto seguito una non meno devastante interruzione precedente dell’amministrazione comunale, per iniziativa addirittura ministeriale che ha posto fine anzitempo ad un assetto governativo cui sono stati attribuiti connivenze mafiose e che ha lasciato in eredità una pesantissima debitoria finanziaria; nel mezzo una non meno fuori norma è stato altresì il lungo periodo di commissariamento straordinario che ha cercato di ricomporre i cocci rimasti. Eventi che hanno determinato un buco amministrativo che ha investito pesantemente l’economia, il sociale, la stessa struttura cittadina ridimensionata nella sua popolazione scesa a livelli di guardia intaccando le caratteristiche culturali specifiche manfredoniane anch’esse andate via con i giovani che cercano altrove ragioni di vita. Alle prossime elezioni Manfredonia non si voterà solo per il rinnovo sic et simpliciter del consesso amministrativo cittadino, bensì per stabilire le basi di un recupero sostanziale dei valori costituenti la città, per definire l’impostazione di un progetto che veda Manfredonia protagonista della valorizzazione delle sue cospicue risorse materiali e immateriali, che segni un netto taglio con tutti quei condizionamenti che hanno ingolfato l’iter di una chiara e lucida politica. Insomma che sancisca una nuova alba dalla quale intravvedere facilmente il buongiorno. L’opportunità di elezioni amministrative costituisce per una popolazione il momento solenne per riprendere fiato, per una riflessione approfondita sul cammino fatto e quello da fare, di rigenerare forze, pensiero, propositi. È l’occasione delle scelte. Naturalmente non tutto è da buttare. Ma la cernita – ha acquisito consapevolezza la gente – dovrà essere intransigente e scrupolosa, mirata ad eliminare incrostazioni consolidate, rigurgiti insensati o ancora peggio pretese di militanza superata. L’operazione è fondamentale: finché ci saranno personaggi che intasano quello che dovrebbe essere un normale ricambio, impedendo alle nuove leve di prestare le proprie competenze a servizio della città, si rimarrà sempre surplace e non si andrà avanti. Non è possibile vedere – incalzano i cittadini – personaggi con alle spalle decenni di presenza politica con risultati peraltro quanto meno discutibili, responsabili o corresponsabili di quando ricordato innanzi, pretendere di rimanere sulla scena. È evidente come in questo contesto di meccanismi delicati e spesso occulti, ruolo fondamentale, di giudice inappellabile è il popolo, l’elettore che pure ha le sue colpe sia pure indotte, e in qualche modo anche giustificate, ma che vuole riprendersi la scena, riacquistare il proprio ruolo di sovranità e decidere di conseguenza ricusando ogni forma di sudditanza manovrata. È ora di ristabilire le giuste misure per le doverose sane e giuste prospettive.
di Michele Apollonio