I dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale e dall’inizio dell’anno sono 106 le donne italiane uccise, di cui 87 nell’ambito affettivo familiare. Sono numeri preoccupanti che rappresentano come, dopo anni di battaglie femministe, la visione delle donne come oggetto da possedere e da usare non si è appannata.
La violenza ha effetti negativi a breve e lungo termine sulla salute fisica e mentale. Le conseguenze possono determinare per le donne isolamento, incapacità di lavorare, limitata capacità di prendersi cura di se stesse e dei propri figli.
Confcommercio Imprese per l’Italia provincia di Foggia aderisce con convinzione alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che si celebra ogni anno il 25 novembre. L’associazione ha distribuito dei fiocchetti rossi agli associati perché, come recita lo slogan della campagna, ogni imprenditore e operatore commerciale possa indossare e mostrare l’impegno contro la violenza di genere; inoltre, sui canali social, sarà pubblicato un video con l’altro simbolo della giornata: le scarpe rosse, coinvolgendo le dipendenti dell’Associazione, le corsiste dei progetti di formazione in essere presso la nostra sede e le mogli, compagne e amiche dei dipendenti di Confcommercio. Perché tutti si sono sentiti coinvolti nella realizzazione di una campagna così fortemente evocativa e necessaria.
“In Italia è fondamentale risolvere il problema della grave disoccupazione femminile, soprattutto nel Sud Italia – e noi lo sappiamo bene. Spesso la mancanza di indipendenza economica è l’anticamera per instaurare una relazione non paritaria che può facilitare l’accesso alla violenza psicologica e fisica. Inoltre, i ruoli sociali e familiari e i lavori di cura non retribuiti sono ancora in maniera sproporzionata a carico delle donne. Si tratta di un problema di applicazione della democrazia perché l’art.37 della nostra Costituzione sancisce, senza sconti, il principio della parità tra uomini e donne con particolare sottolineatura della necessità di tutela dell’impegno di lavoro delle donne e, insieme, della maternità. La strada va percorsa con il massimo della determinazione perché dalla condizione generale della donna dipende la qualità della vita e il futuro stesso della società. Non è più possibile accettare che le donne vivano nel timore di violenze. Siano esse sotto la forma della brutale aggressione fisica – per strada, nei luoghi di lavoro e di svago o in famiglia – o siano quelle striscianti, ma sempre gravi, di pressioni psicologiche, di veri e propri ricatti. È tempo di una inversione
culturale, di pensare diversamente il ruolo della donna e di educare le nuove generazioni, non è più tempo di non rappresentare la violenza contro le donne come un’urgenza da risolvere”.