Giovedì 21 Novembre 2024

Lettera alle madri (di M. Illiceto)

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Care mamme, siamo le future amiche e forse spose dei vostri figli.

 

Vi preghiamo: smettetela di illudere i vostri figli, facendo credere loro che sarete sempre al loro fianco, come se non dovesse mai arrivare il tempo in cui dovranno imparare a fare a meno di voi. A stare da soli per imparare a saper stare insieme a qualcun altro che non siete voi. Non date loro la sensazione che voi siete una loro proprietà, sempre disponibile a stare con loro a tutte le ore. Come se foste un giocattolo da prendere o lasciare senza provocare altrui dolore.

 

E’ vero: voi per loro siete il mondo. Sui vostri volti è scritta tutta la geografia del loro futuro. In voi ci siamo già anche noi. Ameranno noi con quell’amore che voi insegnerete loro fin da ora. Perciò, non illudeteli che possedendo voi possono possedere il mondo intero. Non date loro il permesso di fare tutto, altrimenti si convinceranno che hanno diritto ad avere tutto. Non date loro la sensazione che il mondo sia una loro proprietà e, con esso, anche le persone che incontreranno, tra cui anche noi.

 

Se lo farete, quando troveranno noi, loro future amiche e forse anche spose, penseranno (inconsciamente) che come voi anche noi apparteniamo a loro, come se fossimo una loro proprietà. Ci tratteranno non come persone libere e diverse, ma come oggetti del loro piacere. Penseranno che hanno il diritto di possederci e non il dovere di rispettarci. Il diritto di usarci e non la cura di custodirci. Non ci ameranno per quello che saremo, ma solo perchè in loro noi rievocheremo il ricordo che avranno di voi.

 

Se direte loro: “Mamma ci sarà sempre”, oppure “Mamma è tua”, da grandi (e da mariti) penseranno che, avendo il diritto a possedere voi avranno anche il diritto a possedere noi. Di conseguenza, penseranno di avere il diritto a non lasciarci andare qualora dovessero accorgersi di non essere all’altezza del nostro amore. Matureranno l’idea che se non ci possono avere loro non è giusto che possiamo scegliere di stare con chi piace a noi. Come se noi donne fossimo viste più come delle “cose” da avere piuttosto che delle “persone” che hanno dignità e diritto di essere.

 

Care mamme i vostri figli amateli senza adorarli e senza idolatrarli. Prendetevene cura ma senza viziarli. Se li adorerete, inconsciamente è come se proibiste loro di essere fragili, costringendoli a recitare una perfezione che è più maschera che realtà. E quando con noi sbaglieranno ci diranno che non è vero, perché voi li avete abituati ad una idea di se stessi come sempre belli, perfetti e infallibili. E finiranno per incolpare sempre gli altri dei propri errori. Sempre gli altri e mai se stessi. E tra questi anche noi. Ci incolperanno fino a farcela pagare.

 

Se invece di adorarli e trattarli come degli idoli, li amerete, ecco che li aiuterete a vivere riconciliati con le loro fragilità. E quando ci incontreranno non si vergogneranno se sbaglieranno. Amare, infatti, significa dare all’altro il permesso di sbagliare. Ma se continuate ad adorarli, fino a coprire i loro errori, li costringerete a illudersi di essere perfetti. A maturare un’idea sbagliata di se stessi che non corrisponde affatto alla realtà. Evitate di illuderli per non vederli poi disillusi e delusi.

 

Fate capire loro che non devono essere come voi volete che essi siano, perché prima o poi devono fare i contri con quello che non riescono ad essere agli occhi vostri. Insegnate loro a guardarsi dentro. A guardarsi liberamente con gli occhi propri e non con quelli altrui, tra cui i vostri. Se farete questo aprirete in loro uno spazio nuovo e inedito.  E sarà qui che troveremo spazio noi. Non per compensare la vostra assenza ma per completare la loro unicità insieme alla nostra. Fate capire loro che le donne non appartengono a nessuno se non solo a se medesime.

 

Non li fate sentire come una parte di voi stesse, quasi un prolungamento del vostro io. Fareste capire loro che sono destinati a soddisfare il vostro narcisismo. Scorporateli da voi e scorporatevi da loro. Fate capire che come essi sono diversi da voi, allo stesso modo voi non siete loro.

 

Introducete la distinzione e la differenza. In tal modo aiuterete i vostri figli a identificarsi in modo autonomo, senza essere più un vostro doppio. Aiutateli a percepirsi come “altri” da voi. Fate fare loro l’esperienza fondamentale della separazione da voi. Se si separeranno, partiranno. Altrimenti ovunque andranno, in ognuno –  e anche in noi –  vedranno sempre e solo voi.

 

In questo operazione, però, fatevi aiutare dai vostri mariti e loro padri, perché da sole non ci riuscirete mai. Molte di voi vedono i propri figli come se fossero rimasti ancora nel proprio grembo. Noi vi capiamo, ma non vi giustifichiamo. E’ difficile per una madre separarsi dal proprio figlio. Se voi madri siete come uno scudo che protegge, i padri sono come archi che scoccano frecce.

 

Purtroppo però senza questa separazione si resta inchiodati alla prima nascita, quella biologica, mentre si rimanda la seconda, quella sociale. Lasciateli andare, non per abbandonarli, ma per amarli a distanza, in modo che imparino a stare da soli, per prepararsi ad affrontare il mondo anche senza di voi. I figli non sono una vostra proprietà, ma una eccedenza. Una trascendenza. Solo allora saranno pronti a vivere l’appuntamento con la vita e anche a incontrarci, per poterci donare tutto ciò che hanno appreso nel loro processo di maturazione.

 

E soprattutto non preoccupatevi di evitare loro tutti eventuali esperienze di dolore. Ci sono dei dolori che non avete il potere di evitare, come quello che proveranno nel distacco da voi. Separarsi dalle loro madri li farà molto soffrire, ma anche crescere. Non siate egoiste. Non fate che per evitare loro il dolore, in fondo voi cercate di evitare a voi stesse di soffrire a causa loro.

 

C’è infatti un dolore che aiuta a crescere. Evitare a tutti i costi che i propri figli soffrano significa condannarli ad un dolore più grande: quello che proveranno quando non lo sapranno affrontare. Cadranno e non sapranno rialzarsi, perchè nessuno ha insegnato loro a farlo. Non illudeteli che l’amore è scevro dal dolore. Ricordate il grande insegnamento di Eschilo: “Pathei mathos, imparare soffrendo”.

 

Perciò, piuttosto che evitare loro la sofferenza, insegnate loro a saperla affrontare. Insegnate loro a soffrire e non a far soffrire altri al posto loro. Educateli a saper rinunciare a ciò che non può essere soddisfatto. Non trasformate i loro bisogni in capricci. Se farete questo li aiuterete a gestire le proprie frustrazioni e a non vivere solo di gratificazioni.

 

Fate bene a coltivate in loro i desideri, ma allo stesso tempo non scordatevi che ci vogliono le regole. Perché un desiderio senza legge si trasforma in delirio. E le conseguenze le potremmo pagare noi quando, non potendo avere ciò che presumono di avere il diritto di ottenere, se lo prenderanno con la forza e la violenza.

 

Freud ci ha insegnato che gli adulti e i mariti di domani sono in parte il frutto di quello che essi sono stati da bambini, specialmente nel rapporto con la madre. Perciò siate madri e non badanti.

 

Noi future loro amiche, fidanzate o mogli, siamo stanche di uomini che, con la scusa di amarci, vogliono solo dominarci, comportandosi più da padroni che da custodi. Più da despoti che da amici.

 

Noi vi ringraziamo fin da ora, convinte che, se non vizierete i vostri figli ora che sono bambini, di certo da grandi essi saranno non solo degli amici o dei mariti attenti e premurosi, ma anche degli ottimi padri, amorevoli e responsabili, che a loro volta insieme a noi faranno di tutto per non viziare i propri figli.

 

Buona maternità!

 

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Commenti

  • Bellissima lettera, ora aspettiamo la lettera ai papà

    Rosa 23/11/2023 16:52 Rispondi
    • Grazie. Alla festa del papà….

      Michele Illiceto 16/12/2023 9:49 Rispondi

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