Dovrebbe essere una forte fonte di sviluppo ma rimane colpevolmente ai margini
IL PORTO, nella sua espressione concettuale, è da sempre, fin dalla fondazione della città, un punto di forza di Manfredonia. Ha costituito un forte spunto per l’economia della città nel suo divenire attraverso i secoli. Tant’ che all’unico molo tracciato dal fondatore di Manfredonia, re Manfredi, si sono andati aggiungendo il secondo molo, di tramontana contrapposto a quello di levante che formano il porto storico sipontino, divenuto base delle attività della pesca; il bacino alti fondali, una straordinaria opera di ingegneria portuale, detto anche “industriale” per essere stato il supporto di riferimento delle industrie sorte a terra; e, più recentemente, il porto turistico “Marina del Gargano” a evidenziare le mire turistiche del territorio, e con esso almeno altri tre approdi per barche da diporto. Manfredonia ha insomma sviluppato, sulla spinta della vocazione marinara un sistema portuale di tutto riguardo con impianti avanzati che hanno sostenuto un indotto specialistico variegato.
UN PATRIMONIO di strutture di grande rilievo che dovrebbero dare un contributo di notevole portata alla economia cittadina; invece a quanto pare così non è. O non lo è nella misura che tutto quel ben di Dio potrebbe assicurare. Tutte quelle strutture si mantengono infatti – rilevano gli operatori del sistema – ai livelli di sussistenza quando invece potrebbero, e dovrebbero, da sole sostenere una serie di attività che incidono sostanzialmente nell’assetto economico cittadino e territoriale. Quelle realtà sono insomma sottoutilizzate.
IL PORTO industriale nonostante gli incrementi nei traffici e nei movimenti di merci, è di gran lunga al di sotto degli standard registrati negli Anni settanta-ottanta. Il confronto con gli altri porti del sistema portuale del mare Adriatico meridionale del quale il porto di Manfredonia fa parte assieme a Bari, Brindisi, Monopoli, Barletta, Termoli, è notevole. Il rilevante progetto di 121milioni di euro annunciato da anni dal presidente della AdspmAm Ugo Patroni Griffi, prevede l’affidamento dei lavori entro il prossimo mese di dicembre e l’avvio della fase esecutiva nel 2004. Il porto peschereccio non riceve una manutenzione da decenni: l’insabbiamento è cospicuo.
DI ARRIVI di navi croceristiche neanche a parlarne: i pochi tentativi di “toccate” negli anni scorsi, si sono rivelati avventurosi tant’è che questo approdo è stato cancellato. «La magia delle crociere incanta operatori e territori. Numeri mai visti nei porti del Sistema. E se per il prossimo anno si punta ancora più in alto, per l’immediato futuro si mira a raddoppiare» proclama il presidente Patroni Griffi nel report che contempla solo i porti di Bari, Brindisi e Monopoli. «Le Compagnie crocieristiche – spiega – scelgono le mete non solo in base all’attrattività dei luoghi, ma anche e soprattutto per l’infrastrutturazione di cui dispongono i porti». Tengono i porticcioli da diporto, con il “Marina del Gargano” che fa da supporto al turismo urbano che registra condizioni a dir poco riprovevoli, come unanimemente viene denunciato.
UN SETTORE colpevolmente trascurato per certi aspetti ignorato dalla politica ma anche dagli organismi economici specifici. Non c’è in loco una organizzazione che si prende effettivamente cura di un ambito dalle enormi potenzialità economiche e occupazionali che si riverberano sul sociale.
Michele Apollonio