E’ la vice prefetto Rachele Grandolfo inviata al Comune dopo neanche due anni di amministrazione Rotice
SARA’ dunque la vice prefetto vicario di Foggia, Rachele Grandolfo, a gestire il Comune di Manfredonia per i prossimi stimati otto mesi e preparare le consultazioni popolari per il rinnovo del consiglio comunale previsto per giugno prossimo, appena sciolto a seguito delle dimissioni dalla carica di 13 consiglieri comunali.
LA DOTTORESSA Grandolfo è la 15esima della serie dei Commissari prefettizi arrivati a Manfredonia dal dopoguerra ad oggi; numero che sale a ben trentuno se si conteggiano i funzionari dello Stato chiamati a reggere il governo della città dagli inizi del secolo scorso. Un numero rilevante se si considera che tra podestà e sindaci eletti, si arriva a trentotto. Ventuno i sindaci dal dopoguerra ad oggi, compreso quest’ultimo esautorato.
A PARTE i sedici commissari prefettizi alternatisi a Palazzo San Domenico dal 1913 (Luigi Aquilino) fino al 1945 (Angelo Donnamaria), dei 15 del dopoguerra undici ricadono nel secolo scorso. Nel corrente terzo millennio Manfredonia non aveva conosciuto commissari prefettizi fino al doppio scioglimento (prefettizio e ministeriale) del consiglio comunale del 2019 (sindaco Riccardi). E addirittura al Commissario prefettizio si è aggiunta l’inedita Commissione straordinaria inviata dal Ministero dell’interno. Infine, è di questi giorni, la vice prefetto Grandolfo che provvederà alla «provvisoria gestione dell’Ente» specifica il decreto prefettizio, il che vuol dire che potrebbe aggiungersi un altro nome alla lista dei Commissari.
UNA SERIE continua pressoché regolare nell’arco di oltre un secolo nel corso del quale sono cambiate le figure apicali elette e le prerogative ad essere attribuite. Né i podestà dell’era fascista, una sorta di governatori, né i sindaci di quella democratica, sono riusciti, almeno non tutti, a conferire a quella carica super partes il crisma della sacralità. Con la caduta del fascismo e la ristabilizzazione della legge che ripristinava la figura del sindaco, si riteneva che si arrivasse ad una sostanziale stabilità degli organismi governativi comunali. Le divergenze fra i partiti che componevano la maggioranza e che esprimevano il sindaco, sfociavano troppo spesso nel blocco dell’attività di governo e l’intervento del Prefetto che inviava il commissario-paciere. L’inghippo non lo ha risolto nemmeno l’introduzione della elezione diretta del sindaco (2000). Come vediamo cadono per manifeste incapacità a ricoprire quel ruolo.
LA CITTA’ avrà un altro commissario prefettizio, anzi una commissaria: una novità assoluta, una prestigiosa funzionaria, un segno dei tempi di buon auspicio per i prossimi impegni amministrativi. Il commissario esercita le funzioni previste dal decreto che lo ha nominato e riassume in sé tutti i poteri del comune, del sindaco, della giunta. Egli può compiere qualunque atto di ordinaria e di straordinaria amministrazione. Naturalmente non si aspetta che risolva i problemi della città, quanto meno non tutti, sono troppi, ma che ristabilisca, questo è certo, l’ordine delle cose, il rispetto della legge, la trasparenza, la fiducia nelle Istituzioni.
Michele Apollonio