Preoccupa lo sbocco sulla banchina di levante che immette liquami nel bacino portuale
CON GRANDE enfasi l’Acquedotto Pugliese ha annunciato il via libera alla gara d’appalto per realizzare 38 chilometri di tubazioni per dotare di acqua e fogna un’area a forte vocazione turistica. L’investimento di 27 milioni di euro dice dell’entità dell’intervento che va a colmare un vuoto di decenni. Ritardi che hanno influito sulla credibilità turistica di una riviera per natura a forte elezione turistica. Non solo impianto fognario ma anche idrico. La data di realizzazione degli impianti che interesserà l’intera fascia che va da Zapponeta alla foce del Candelaro, sono annunciati per i «primi mesi del 2007». Una “lieve” attesa rispetto ai circa vent’anni di inutili richiami a colmare una grave lacuna.
NON C’È pertanto che da rallegrarsi (aspettando il 2027) per la realizzazione di opere che certamente e sia pure con grave ritardo, daranno una spinta alla valorizzazione dei numerosi impianti balneari e turistici che costellano quella parte dell’arco del golfo di Manfredonia. Ma se in riva al golfo sipontino ci si appresta a porre mano al fondamentale impianto idrico e fognario, non così accade a Manfredonia dove la fogna crea a ripetizione seri problemi di tenuta. Della fornitura d’acqua non c’è problema avendolo risolto l’Anic-Enichem negli Anni settanta.
LE CRONACHE hanno dato conto delle tante esondazioni dai tombini stradali che saltano spinti dalla pressione dei liquami che evidentemente non scorrono nelle tubazioni esistenti. Di volta in volta i tecnici, anche dell’Aqp, hanno stabilito che le condutture fognarie cittadine sono obsolete e insufficienti. L’intera rete fognaria andrebbe rivista se non rimpiazzata. Di volta in volta, a seguito di episodi di tracimazione sono stati eseguiti degli interventi riparatori, ma in una situazione a colabrodo è naturale che se tappi una perdita ce ne sono altre pronte a scattare. Come è successo qualche giorno addietro.
IL CANOVACCIO è sempre lo stesso: il coperchio del tombino che si alza e via al flusso di reflui fognari che invadono la strada e si disperdono nelle feritoie nei marciapiedi per la raccolta delle acque piovane che finiscono a mare. In questo episodio di qualche giorno fa, i tombini saltati sono stati diversi ed hanno interessato la parte di Viale Miramare che va dalla Lega Navale all’ingresso del molto di levante del porto. A dare l’allarme è stato il solito comandante degli ispettori ambientali volontari “Civilis”, Giuseppe Marasco, sempre attento e pronto nei servizi civili. Con grande tempestività ha avvertito le autorità municipali, la Capitaneria di porto e l’Aqp che ha inviato sul posto l’autospurgo di “Spagnolo ecologia” che ha provveduto a ripulire.
QUESTO ennesimo episodio di mala-fogna, ha evidenziato un aspetto che desta non poche preoccupazioni. Come la foto scattata dal comandante Marasco dimostra, i liquami fognari sono fuoriusciti da uno sbocco praticato nella banchina del molo di levante. Una assurdità. Gli interrogativi avanzati sono tanti: È autorizzato? E se si, con quali criteri? Fa parte del sistema fognario cittadino? Il bacino portuale è destinato a diventare la cloaca massima della città? Interrogativi legittimi di una popolazione giustamente angosciata da un problema che non si riesce a risolvere.
Michele Apollonio