Il Parco archeologico prende forma ma ora occorrono interventi strutturali
DALLA COLONIA romana fino alla città medievale, Siponto ha sempre affascinato gli studiosi per le vicende che si sono andate inanellando in oltre due millenni di esistenza intensa, movimentata, straordinaria. Numerosi i volumi che hanno cercato di descrivere eventi e personaggi di quel fantastico mondo affidandosi più spesso alla fantasia. Un mondo mitico, per alcuni versi fiabesco che toccavano l’immaginazione comune. Mancavano riferimenti che in qualche modo dessero consistenza a quei racconti. Li avvalorassero. Una condizione di stallo che sfociava nell’indifferenza, fino allo scetticismo.
FINO a un paio di anni fa. Quando la Soprintendenza all’archeologia di Puglia, ha dato via libera agli archeologi dell’Università di Bari e Foggia, di effettuare dei saggi sull’area ritenuta l’epicentro della Sipontum antica. Saggi che hanno dato esiti positivi e incoraggiato i professori archeologi Giuliano Volpe, Roberto Goffredo e Maria Turchiano ad insistere ed organizzare delle vere campagne di scavo che hanno dato risultati eccezionali, entusiasmanti tali da delineare un profilo molto attendibile della città romana e della sovrapposta città medievale. Laddove c’era un prato incolto, ora ci sono i ruderi parlanti di città abitate e vissute.
PUNTI di riferimento sono l’anfiteatro di età augustea a nord dell’urbe, e le costruzioni marittime a sud (a quell’epoca Sipontum era sul mare e aveva un suo porto), ma non meno interessanti sono le “abitazioni” rinvenute al centro. La Sipontum invisibile che comincia a connotarsi nitidamente nei suoi riferimenti fondamentali contenuti nelle possenti mura urbiche liberate dalla polvere del tempo. Una serie di evidenze abbastanza leggibili anche dai non addetti ai lavori come la folla di visitatori (tantissimi i giovani) accorsa nell’open day “C’era una volta Siponto”, una giornata di festa d’altri tempi con laboratori dimostrativi, tanta musica (il concerto bandistico Città di Manfredonia e un eccezionale concerto del soprano Francesca Rinaldi) e tante domande poste agli archeologi Volpe, Goffredo e Turchiano che non hanno lesinato spiegazioni. Una giornata dimostrativa dei lavori eseguiti che tratteggiano concretamente quella che era Siponto e fatto intravedere quella che potrà essere se opportunamente supportata nelle ricerche e nella organizzazione di quello che si configura come un Parco archeologico di grande interesse spettacolare e culturale.
IL CONCETTO di fondo è che Sipontum c’è, ora bisogna organizzarla e renderla usufruibile, farne un Parco archeologico strutturato di forte attrazione turistica e fonte di sudi specifici di epoche remote. «C’è da fare una azione coordinata fra le varie istituzioni» afferma Giuliano Volpe. «E dunque – richiama – Soprintendenza, Ministero, Comune, imprenditori, creare una unitarietà di vedute. Costituire una struttura di raccordo in modo tale che tutti gli interventi vadano nella stessa direzione, della ricerca, dello scavo, del restauro, della valorizzazione fino alla cura dell’accoglienza, della vivibilità di un Parco archeologico che può rappresentare un concreto asse di sviluppo del territorio».
Michele Apollonio