L’asta giudiziaria dell’area che lo contiene ha messo in luce aspetti poco chiari
Mentre procedono alacremente i lavori di scavo nel Parco archeologico di Siponto condotti dalle Università di Foggia e di Bari, imperversa fuori da quelle mura, la polemica sull’asta giudiziaria riguardante la masseria Garzia la cui area sconfina in quella del Parco archeologico, nella parte ove i sondaggi effettuati hanno evidenziato i resti dell’anfiteatro augusteo. Una conferma di quanto libri e testimonianze antiche hanno descritto con dovizia di particolari. Un ritrovamento straordinario che assieme alle altre scoperte di grande interesse effettuate in altri settori dell’antica Siponto, connota un Parco archeologico di eccezionale valore culturale. Un inciampo, l’asta giudiziaria, che ha turbato il clima ottimistico che sottende il delicato e faticoso lavoro di scavo le cui risultanze saranno presentate al pubblico giovedì 7 ottobre prossimo, nel corso della grande e spettacolare open day “C’era una volta Siponto”. Di quell’asta giudiziaria si sa che è stata aggiudicata ad un privato per la cifra di poco più di 50mila euro (era partita da circa 16mila euro). Una operazione che ha sollecitato una caterva di interrogativi (e preoccupazioni) a cominciare da quello base: perché quel lotto contrassegnato dalle mappe catastali con il numero 50, è finito all’asta, fino a quello del perché le autorità di riferimento, il Ministero dei beni culturali fino al Comune di Manfredonia, sono rimasti a guardare. La vicenda di quella “particella 50” è complessa, tortuosa, non priva di lati oscuri. A porre il problema per prima è stata Marina Mazzei: in una lettera del 2000 indirizzata al Ministero per i Beni culturali e ambientali, nel rilevare l’interesse straordinario per la nascente zona archeologica di Siponto, e come numerosi suoli interessati a quel progetto siano stati espropriati, proponeva un ulteriore piano di espropri comprendente anche quella particella 50 rientrante nella masseria Garzia che nel frattempo aveva cambiato proprietario, acquistata da Damiano Salcuni di Manfredonia. Il Ministero per i beni culturali e la Soprintendenza archeologica della Puglia quantificavano la stima di quel suolo in 50.580.000 lire.
Il Comune di Manfredonia in data 24 marzo 2003, chiedeva al Ministero per i beni e le attività culturali e alla Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia, di volerla delegare all’esecuzione delle procedure espropriative al fabbricato rurale relativo alla particella 50. Cosa che veniva accordata con lettera del 31 marzo 2003. Al Comune di Manfredonia veniva presentato un progetto di «Intervento di restauro e manutenzione straordinaria per la valorizzazione della masseria Garzia» nell’ambito del Programma di sviluppo rurale della Regione Puglia 2001-2013. L’intendimento dichiarato è quello di una struttura come punto d’incontro di ricercatori e gruppi di turisti. Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia, esprimevano il 19 settembre 2013 «per quanto di competenza, parere favorevole alla realizzazione del progetto».
Una vicenda solo ora venuta alla luce e che ha provocato l’irritata protesta degli archeologi addetti alla valorizzazione del Parco archeologico di Siponto. Compresa la particella 50.
Michele Apollonio