Febbraio prossimo come termine ultimo per dare un senso alla sua maggioranza
ERA SCONTATO che le ingarbugliate vicende che hanno portato l’amministrazione comunale del sindaco Gianni Rotice sull’orlo del collasso, costituissero l’argomento clou della discussione di questo primo consiglio comunale convocato dopo la bufera. E così è stato. C’erano da chiarire i tanti colpi di scena che si sono susseguiti a ritmo frenetico in questo mese di settembre: dalle 14 firme raccolte e depositate presso un notaio per rovesciare il governo Rotice, poi ridottesi a 12 per il dietro front di due di consiglieri; alle dimissioni del sindaco Rotice poi anche queste ritirate con un dietrofront abbondantemente previsto; all’esecutivo da completare con la nomina di due assessori.
UNA SITUAZIONE complessiva alquanto effervescente, ammantata di incertezze e nebulosità che non hanno chiarito il lungo dibattito tra il sindaco Rotice e i consiglieri di opposizione Prencipe, Fatone, Valente, Schiavone, Rinaldi, Ciuffreda. Silenzio assoluto invece dagli scranni della maggioranza: non si è levata alcuna voce tranne quella del fido cugino Sventurato per tessere l’elogio del suo sindaco e incoraggiarlo a continuare. Ha parlato per una buona mezzora il sindaco per ripetere, «come un disco rotto» dirà la Valente, le solite cose da fare, i tanti soldi che verranno, i numeri che gli consentono di andare avanti. Ma nessun accenno – è stato il rilievo generale – sull’attività svolta, sui progetti presentati, rimandando all’elettorato il giudizio sul suo operato.
NESSUN cenno alla crisi, alle ragioni che l’anno determinata che vengono – è stato detto – da molto lontano, ai cinque assessori messi fuori dall’esecutivo, al divorzio con Forza Italia, alle posizioni assunte dall’ex capogruppo di FI, Vincenzo Di Staso (alquanto goffo il tentativo di autodifesa del suo operato fissato dal succedersi degli aventi) e di Adriano Carbone la cui posizione nella maggioranza è subordinata – ha spiegato – al gradimento o meno del completamento dell’esecutivo. Una crisi che non ha niente a che vedere con la politica ma combattuta sulle deleghe, sulle beghe interne, ha accusato Fatone. Una crisi niente affatto conclusa, ha incalzato Valente, che ha ricordato come l’amministrazione Rotice corre il rischio di perdere finanziamenti già da tempo assegnati (ex Nautico, rifacimento di Corso Roma) per l’incapacità operativa ormai congenita (Rotice parla ancora di Treno-tram); i lavori stradali si eseguono grazie all’Enel e la Regione Puglia.
CAUSTICA Liliana Rinaldi cui Rotice le ha tolto le deleghe alla Provincia: è venuto meno al patto d’onore con Forza Italia, ha affermato accusandolo di «false promesse e ricatti», di «ingannare la città», di «predicare bene e razzolare male». La mancanza di un riferimento politico che in qualche modo qualificasse la maggioranza Rotice è stata evidenziata da Schiavone che ha bollato come irresponsabile la «transumanza» di consiglieri e assessori e come «incomprensibili e populiste» le parole di Rotice cui ha ricordato le sue liason con la Lega. «Oggi ha fatto il muto su quello che è successo, dopo aver fatto il sordo sulle varie questioni amministrative» ha stigmatizzato Ciuffreda che, evidenziato come «ciascun consigliere di maggioranza si sente sindaco», ricordando la sua trentennale adesione al centrosinistra, mentre oggi «è assoggettabile solo alla Lega e a Salvini».
E MENTRE Rotice definisce «eroi» i 13 consiglieri che mantengono in vita la sua amministrazione, non prima di essersi vantato di saper fare l’imprenditore e di aver pagato di tasca propria un rinfresco al bar dopo la processione alla Festa Patronale, Prencipe pone senza mezzi termini l’ultimatum alla compagine Rotice: «se continueranno le fibrillazioni, entro febbraio dia le dimissioni per consentirci di andare al voto».
Michele Apollonio