Penso sia necessario fare un po’ di chiarezza sulla gestione degli asili nido comunali di via Daunia e via Florio che in questi giorni sono stati al centro di polemiche inutili e strumentali.
Prima questione: come sono gestiti gli asili nido? Tramite concessione. Cosa vuol dire? Vuol dire che il Comune ha scelto un operatore economico, in questo caso una cooperativa sociale, al quale chiede di erogare il servizio alle famiglie e di farlo autosostenendosi economicamente tramite la riscossione delle rette e altre fonti di finanziamento.
Come lo fa? Principalmente aderendo alla misura regionale dei “buoni di servizio”. Si tratta di un voucher, un contributo che la Regione eroga alle famiglie le quali scelgono, tramite una piattaforma informatica, l’asilo nido a cui iscrivere il proprio figlio. In base alla propria situazione economica, la famiglia paga una parte della retta, mentre la restante è coperta dal contributo regionale. È un sistema che punta a dare risposta soprattutto a quelle fasce di popolazione con redditi medio-bassi. Gli importi richiesti alle famiglie, infatti, sono minimi (il servizio costa mediamente attorno ai 50 euro ed è gratuito per chi ha ISEE zero) e sicuramente sono più vantaggiosi di quelli previsti dal regolamento comunale.
Nel mondo che vorrei, esiste una forma di gestione differente? Forse si: magari una gestione diretta con personale comunale, facendo pagare nulla alle famiglie. Tuttavia, per gestire queste due strutture a pieno regime servono oltre 500.000 euro all’anno e l’assunzione di personale specializzato. Peccato che il Comune soldi non ne ha e che per assumere chicchessia debba chiedere il permesso al Governo. Questo perché abbiamo ereditato un Comune con un enorme debito, in una situazione di riequilibrio (questo chi polemizza sui giornali non lo ricorda mai).
Perciò, in questo momento storico, l’unica forma per garantire un servizio pubblico di asilo nido è quello della concessione e l’adesione alla misura dei buoni di servizio regionali. L’alternativa è chiudere.
Aderire alla misura dei buoni servizio regionali vuol dire accettare tutte le sue regole, quindi, anche le modalità di selezione/abbinamento delle famiglie alle strutture educative; si tratta di una misura regionale in cui il Comune esercita funzioni di controllo, ma non definisce le regole di accesso al servizio. Non si può pensare di poter ottenere il contributo economico e poi dire alla Regione “vabbè, adesso le famiglie le scelgo io”.
Chi sostiene il contrario o non conosce la misura regionale o è in mala fede.
Fino allo scorso anno, le modalità di abbinamento delle famiglie agli asili nido erano fatte su base temporale sino ad esaurimento dei posti ed era la struttura educativa che procedeva fisicamente a tale abbinamento (quindi con criteri spesso discutibili).
Quest’anno le regole sono diverse e l’assegnazione dei posti è effettuata sulla base di criteri trasparenti stabiliti nel bando regionale che tengono conto maggiormente delle necessità delle famiglie: innanzitutto si dà precedenza a chi iscrive il figlio nuovamente allo stesso asilo in modo da assicurare la continuità educativa; poi si terrà conto se ci sono altri figli che hanno già frequentato o frequentano quel determinato nido, in modo da assicurare continuità a quelle famiglie che si sono travate bene e che hanno organizzato i propri tempi in funzione di quella determinata struttura (conciliazione dei tempi famiglia-lavoro); poi c’è la condizione economica, ecc.
A tal proposito invito tutti a leggere l’avviso e in particolare l’articolo 9 https://www.studioinpuglia.regione.puglia.it/…/162_DIR…
In sintesi
– le domande di buono educativo possono superare il numero di posti accreditati dalle unità di offerta;
– la graduatoria provvisoria è stilata dalla piattaforma regionale in base alle priorità previste dall’art. 8, co. 2, lett. b.8 e b.9 e tenendo conto del reddito ISEE con riguardo a tutte le istanze presentate;
– l’ordine di presentazione non influisce sulla graduatoria.
Purtroppo, quest’anno il bando è stato pubblicato dalla Regione con ritardo tant’è che le famiglie hanno tempo fino al 15 settembre per iscriversi. Solo dopo tale termine sarà possibile visualizzare la graduatoria stilata sulla base dei criteri suddetti. Pertanto, il servizio potrà partire solo dopo tale data per cause non attribuibili ai servizi del comune.
Altri Comuni e/o strutture che sono già partiti prima della scadenza dei termini dell’Avviso della Regione Puglia potrebbero ritrovarsi i fruitori del servizio fuori dalla graduatoria definitiva, con un conseguente grave pregiudizio per il bambino.
Voglio infine precisare che, e nel limite di posti disponibili e nel caso ad alcune famiglie non venga concesso il contributo (dipende dalle risorse regionali), il Comune interverrà con risorse derivanti dal fondo di solidarietà comunale in modo da coprire tutti i posti disponibili negli asili comunali.
Concludo dicendo a chi mi accusa di navigare nel buio che dovrebbe quantomeno leggere il nuovo avviso regionale prima di esprimere giudizi infondati. Gli uffici comunali prima di assumere una decisione, studiano, chiedono, si informano e poi operano. E come loro, anche la sottoscritta preferisce studiare rispetto a sproloquiare perché amministrare i servizi sociali di una comunità come Manfredonia richiede serietà e studio.
Ci sono tanti procedimenti da capire e attuare che non possono essere affrontati con superficialità. Forse se in passato qualcuno avesse studiato un po’ di più e parlato un po’ meno, avremmo avuto una Manfredonia migliore!