IL GIORNO dopo la gran confusione. Nessuna certezza e tanti interrogativi determinanti per cercare di capire la città dove sta andando. Il braccio di ferro tra Rotice e i suoi adepti, e i coalizzati per detronizzalo, se si è risolto formalmente a favore del sindaco peraltro dimissionario, non ha sciolto la questione di fondo, ma l’ha anzi se possibile ulteriormente complicata.
NON E’ dato sapere se il fluttuare dei numeri dei due schieramenti consiliari contrapposti si sia fermato, ovvero se la pallina della roulette stia ancora ruotando. È questo uno dei dati fondamentali che dovranno essere chiariti e determinati nel corso dei venti giorni che Rotice ha a disposizione per sciogliere la riserva delle dimissioni. Ma soprattutto il pretendente a permanere nella tanto agognata posizione di sindaco della città, dovrà dire con precisione e trasparenza con chi intende proseguire un cammino fin qui, sulla soglia dei due anni, protrattosi in modo traballane, punteggiato da soste forzate, sostituzioni di pedine, e tante, tante ombre sulle quale è mancata la puntuale doverosa trasparenza e che ora pesano come tanti macigni pronti a precipitare. Fra l’altro è stato strumentalizzato con interpretazioni errate travisando il pensiero dell’arcivescovo Moscone.
UNA OPERAZIONE di visibilità e lealtà civile ancorché politica, nel caos rimasto dopo lo scossone inferto dal partner politico di Forza Italia, e dal suo maggior qualificato esponente, quel Vincenzo Di Staso pronto a depositare la propria firma per rovesciare il sindaco che aveva fino ad allora difeso e giustificato a spada tratta, ma anche pronto a ritirarla questa volta tradendo il partito, Forza Italia, che lo aveva sostenuto e investito di delicate quanto importanti responsabilità.
UN RIPENSAMENTO e una giravolta non certo conseguenti ad un ragionamento oggettivo, una valutazione ponderata della situazione, un pensiero alla città. No, niente di tutto questo. Il suo gesto repentino e ingiustificato ha messo in evidenza un altro aspetto, sospettato ma non realizzato, quella di una soffusa ma pressante ingerenza familiare nelle decisioni politiche dell’dell’amministrazione Rotice. Per qualche aspetto, anche, se vogliamo, un elemento positivo nel contesto generale di una coalizione che di politico, nel senso stretto e autentico del termine, non ha niente, composto com’è di movimenti creati da Gianni Rotice per sostenere sé stesso. Un monoblocco di gregari da manovrare alla bisogna. In questo ginepraio di nebulosità, una prima indicazione pare scontata, quella di Di Staso assessore, di più: vicesindaco. Il posto è vacante.
MA LE SORPRESE sono ancora in arrivo. Si attendono, fra gli altri, gli esiti delle pressioni dell’altro dimissionario poi pentito, Adriano Carbone, jolly della situazione, che si è preso la briga di avvicinare i consiglieri per invitarli «a sedersi ad un tavolo con il sindaco e trovare punti in comune in vista della marea di fondi PNRR in arrivo». Si prospetta insomma un “comitato di affari privati”? E i cittadini, la gente di strada che nessuno consulta, che ne pensa? I signori del palazzo sarebbe bene leggessero i tantissimi commenti sui post propagandistici sparpagliati da quelli del “Cerchio magico” di Rotice, sui vari social che una volta tanto svolgono una funzione di supplenza.
Michele Apollonio