Martedì 19 Novembre 2024

Nostra Maria Santissima di Siponto

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L’immagine emblema della Santa Patrona di Manfredonia, Maria Santissima di Siponto è l’icona che la raffigura con in grembo il bambino Gesù benedicente. È la visione storica della fede del popolo di Manfredonia erede diretto di quello di Siponto dove principiò il cattolicesimo portato dall’apostolo Pietro. Secoli di profondo, assiduo, intenso legame della gente di questo golfo adriatico con la sua santa protettrice raffigurata in un Tavolo di legno cedro dall’incerta provenienza: una delle sette Madonne dipinte da San Luca? Il dono dei monaci dell’abbazia delle Tremiti? Portato dall’oriente da Lorenzo Maiorano? Nel corso degli anni, secoli, l’icona ha subito, a causa di alcuni incendi ma anche per il peso del tempo, numerosi interventi di restauro: nel 1896; nel 1927 e ancora nel 1973 e 1975. L’arcivescovo Francesco Rivera nel 1745, curò la rivestitura d’argento dell’icona che nel 1955 (28 agosto) venne incoronata, auspice l’arcivescovo Andrea Cesarano, dal Patriarca di Venezia Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII. Dal 1973 il sacro Tavolo della Vergine di Siponto è custodito in una apposita cappella della Cattedrale fatta allestire dall’arcivescovo Michele Castoro con tutti gli accorgimenti tecnologici per la sua conservazione. Nella processione del 31 agosto viene esposta una copia che non ha minimamente scalfito la manifestazione di fede e di devozione dei fedeli che per circa cinque ore, a migliaia partecipano al pellegrinaggio della Madre di Dio per la città: una rappresentazione dei sentimenti filiali del popolo verso la Santa Patrona, straordinaria, commovente, appassionata. La “Festa grande” per la Santa Patrona risale alla seconda metà del 1800, ma prima il culto della Madonna di Siponto era sostenuto dall’altra immagine, la statua lignea policroma raffigurante la Madre di Dio con sulle ginocchia il Bambino Gesù benedicente. Era custodita nella cripta sottostante alla cattedrale di Siponto. I Turchi nel sacco della città del 1620, portarono via anche quella statua. Durante la navigazione la Madonna cominciò a vomitare: un prodigio che terrorizzò i turchi che la buttarono in mare. Le correnti marine l’hanno spinta fin su la spiaggia di Siponto. I pescatori che la rinvennero la chiamarono “Sipontina”. È detta anche la “Madonna dagli occhi sbarrati” a seguito, narra una leggenda, di uno episodio di stupro di una ragazza avvenuto nella cripta. Anche questa immagine della Madonna di Siponto è conservata in Cattedrale dove l’arcivescovo Vailati le ha riservato una cappella. Ma c’è una terza immagine della Madonna di Siponto, più recente scolpita nel marmo dallo scultore Michele Carafa di Termoli, dono dell’arcivescovo manfredoniano Domenico D’Ambrosio. Una interpretazione stilizzata della Sipontina. Si trova nell’episcopio attiguo alla cattedrale. A dimostrazione di quanto e come si rinnova la devozione alla Santa Patrona.

di Michele Apollonio

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