DUE GRANDI rozzi blocchi informi di cemento, dietro una catena con cartelli indicanti il divieto di transito (ammesso che sia possibile) con l’avvertimento di “proprietà privata”, sono stati posizionati a sbarrare l’accesso ad un’area pavimentata alla men peggio prospiciente la pineta centrale di Siponto. Su quell’ampia area si svolge un mercato prevalentemente di commercianti ambulanti di colore, mentre in estate è adibito a parcheggio automobilistico a pagamento. Proprietario di quella pineta e accessori, è il Consorzio di bonifica della Capitanata, che ora, pare di capire dal posizionamento dei blocchi di cemento, ne interdice l’uso. Non è dato conoscere le ragioni di tale intervento che privano un’area prospiciente alle spiagge di un parcheggio per automobili di grande utilità pubblica, aperto fino all’anno scorso. Probabilmente ci sono ragioni valide per tale interdizione, ma si poteva intervenire diversamente, in maniera più “civile”. Un eloquente biglietto di benvenuto del turismo locale.
UN OBBROBRIO che si aggiunge ai tanti altri che ormai evidenziano spudoratamente il degrado nel quale è stato sospinto quello che dovrebbe essere il lido della bellezza, un monumento alla natura, un fiore all’occhiello di una riviera adagiata sul limitar di un golfo straordinario ad un tiro di schioppo da Manfredonia. Una magia che avrebbe dovuto incantare quanti vi fossero capitati per caso o per diletto; rappresentare l’espressione massima delle aspirazioni turistiche di questa parte pre-garganica. Siponto insomma: il lido per antonomasia di Manfredonia. Dovrebbe…
L’EVIDENZA è purtroppo ben diversa e mortificante. E’ la negazione di quella realtà sorta e andatasi sviluppando nel tempo arricchendosi di pregevoli ville e giardini fioriti e pinete ombrose, sul limitare di un’area archeologica che richiama memorie storiche di immenso valore affettivo, depositarie delle radici della città gemmata da quella antica civiltà. Da qualche anno, o forse molti di più, si è innescato un processo inverso: Siponto è andata man mano degradando, perdendo quel primato di bellezza e amenità al punto di diventare irriconoscibile nei suoi tratti gentili e accattivanti.
IL CAMPONARIO è vasto e vario e riguarda l’edilizia sempre più invasiva, il verde abbandonato (Siponto è diventata il lido degli alberi tagliati), l’igiene complessiva latitante, le strade sconnesse (i piccoli interventi non risolvono il problema) con la presa in giro della presunta pista ciclabile, vestigia storiche e ipogei sbarrati, disordine dappertutto, e così via come si può constatare. A Manfredonia la situazione non è molto dissimile da quella di Siponto. Anche in città è completamento ignorato l’articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico”. In molti casi oltre che la qualità ambientale, è in gioco la sicurezza dei cittadini. Altro che il tanto richiamato strumentalmente “decoro urbano”.
IL DECORO dell’ambiente urbano è ben lontano dal suo reale significato di cura e tutela dei beni di interesse storico, artistico, ambientale. La città è stravolta da installazioni stravaganti che invadono le strade espropriate della loro fondamentale funzione. Quanto meno indecoroso se non offensivo è l’arrembaggio dei tavoli di un bar al campanile Orsini, uno dei cimeli storici-artistici della città. Molte città, anche piccole e periferiche, si sono date dei regolamenti: ce n’è uno a Manfredonia? Chi si occupa del decoro cittadino?
Michele Apollonio