Sono in corso in questi giorni le operazioni di rigenerazione e arredo urbano di Corso Umberto I che, inquadrate nel più grande progetto di riqualificazione e recupero degli antichi vicoli del centro storico, prevedono l’installazione di nuove panchine, fioriere, rastrelliere per bici e nuovi cestini per la raccolta differenziata.
Ma non è tutto. Ad emozionare maggiormente tutta la popolazione sangiovannese è il “ritorno” degli alberi sul corso dopo ben vent’anni dacché vennero sradicati. Sono stati infatti piantumati 14 alberi di leccio, con una motivazione che va ben oltre l’estetica visiva: ogni albero porta in sé il ricordo di ciascuno dei 14 uomini che persero la vita nell’eccidio dell’ottobre 1920, durante la strage più drammatica del biennio rosso in Italia. Un modo, questo, per rinsaldare la memoria, per non dimenticare il sacrificio e le lotte dei nostri antenati, di quanti “testimoniarono con la vita l’ansia alla giustizia e alla libertà”.
Il sindaco Michele Crisetti, con un suo personale ricordo, ha dato notizia della bella novità: «Io me lo ricordo bene il corso di un tempo. Mi ricordo gli alberi sotto cui ognuno di noi, almeno una volta, si è riparato trovando frescura. Gli alberi sotto cui i nostri nonni hanno passato interi pomeriggi a raccontare, a guardare, ad ascoltare, anche a rimproverare… Gli alberi dietro cui i bambini hanno fatto la conta per il nascondino, e sui quali hanno battuto le loro mani in segno di vittoria. Gli alberi sotto cui le loro mamme li hanno aspettati, pazienti. È tutto così chiaro nella mia mente, e per questo mi è difficile pensare che qualcosa nel mio ricordo sia svanito per sempre e non possa tornare più ad essere esattamente come era prima.
Mi ricordo il giorno in cui quegli alberi sono stati sradicati e ci siamo svegliati in una San Giovanni diversa, che da quel momento ci è sembrato avesse perso un po’ la sua identità. Abbiamo fatto fatica ad abituarci a questa nuova immagine del nostro corso, per tanto tempo siamo stati arrabbiati e non l’abbiamo creduto possibile. Ma tant’è.
Io lo so che non si può riportare in vita il passato e che ciò che ci manca non può tornare esattamente come era prima. Però ci ho provato, perché so che guardando indietro, si può costruire qualcosa di bello per il presente e, perché no, anche per il futuro.
La nostra piazza da oggi cambia volto, alla ricerca di quella identità che è sempre stata qui, nascosta da qualche parte, e che abbiamo sperato, davvero, ritornasse in vita. 14 alberi per 14 uomini che hanno perso la vita nell’ottobre 1920, durante la strage più drammatica del biennio rosso in Italia.
Per non dimenticare mai.
Per i nostri figli,
per tutti,
per noi».
Dott.ssa Lucy Gemma, Ufficio Stampa comune di San Giovanni Rotondo