NON è la prima volta e non sarà l’ultima considerato l’ormai standard amministrativo evidenziato dall’amministrazione comunale Rotice in questo orsono un anno e otto mesi. I consiglieri comunali di opposizione hanno ancora una volta abbandonato l’aula consiliare per protesta contro le procedure adottate «da coloro che dovrebbero guidare Manfredonia con giudizio, ma sono incuranti di leggi e regolamenti riguardo ai lavori dell’aula, “dimenticano” le scadenze imposte per l’approvazione dell’assestamento di bilancio e convocano il consiglio comunale a tre giorni dalla celebrazione dello stesso, addirittura con la dicitura “urgente”», hanno denunciato in una nota. Una imposizione già andata in onda diverse altre volte. Quel che non è chiaro è se tale modus operandi sia frutto di incapacità oppure di inavvedutezza.
L’ODG di quest’ultimo consiglio presentava un elenco di ventuno punti all’ordine del giorno per complessive trecento pagine «nessuno dei quali – rivela l’opposizione – di carattere di urgenza, alcuni risalgono allo scorso gennaio e per i consiglieri, i partiti e le liste presenti in consiglio è stato praticamente impossibile analizzare approfonditamente una tale mole di documenti. Per quelli di opposizione, almeno, che si sono comunque cimentati nell’ardua impresa per cercare di essere consapevoli di ciò che andavamo a votare. Immaginiamo invece – rinfacciano – che per la maggioranza, abituata per definizione a dare fiducia senza approfondire tutto, tre o anche meno giorni non facciano differenza».
DI QUI la decisione di abbandonare l’aula «in segno di protesta ad ogni votazione di variazioni e debiti fuori bilancio e di informare il Prefetto di questa ennesima incresciosa situazione, lasciando il ruolo di passacarte ai consiglieri di maggioranza che a quanto pare si trovano a proprio agio nel non contare nulla». Dagli scranni della maggioranza, che naturalmente ha approvato tutti i punti, mai una parola sui vari argomenti. Dimostrazione di questo andazzo controsenso «è il fatto che si sono convocate riunioni di commissione lo stesso giorno del Consiglio Comunale e le stesse non sono state annullate».
UNA SITUAZIONE paradossale che si ripete automaticamente. «Tutto questo accade – denunciano i consiglieri di opposizione – perché un ristretto cerchio magico decide le sorti di un’intera città tenendo all’oscuro anche i consiglieri di maggioranza, relegati a semplici comparse senza nessun potere di mediazione politica». Politica? «Di politico – rilevano – c’è ben poco in una giunta formata da quattro assessori tecnici non eletti su sette, alcuni dei quali si sentono talmente sicuri della “fiducia incondizionata del sindaco” da non porsi minimamente il problema di una città completamente paralizzata, con intere categorie produttive orfane di riferimenti istituzionali, priva di visione a medio e lungo termine e che rischia di perdere ancora occasioni di sviluppo che a questo punto diventano fondamentali».
IL COMUNE di Manfredonia vive una situazione a dir poco bizzarra: formalmente tutto avviene con il crisma della legalità (sia pure condizionata), ma nella sostanza non corrisponde né allo spirito né alla mission consegnata dall’elettorato. È una amministrazione pare racchiusa in un “cerchio magico” sordo alle incalzanti istanze vitali della città e dei cittadini.
Michele Apollonio