Venerdì 27 Dicembre 2024

Vento e sole per ricaricare le batterie dell’umanità

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Si fa sempre più incalzante nel mondo l’esigenza di produrre energia elettrica da fonti non fossili e comunque tradizionali, bensì da tecnologie sostenibili e rinnovabili, naturali. Fino ad ora la ricerca scientifica ha prodotto tecnologie che sono largamente impiegate in tutto il mondo. Sono quelle che utilizzano il vento e il sole: di qui la definizione di “eolico” e “fotovoltaico”, rispettivamente. Entrambe le tecnologie, sempre più raffinate, hanno concorso sensibilmente alla diminuzione dell’emissione dei deleteri gas serra. Ma anch’esse, l’eolico e il fotovoltaico, presentano inconvenienti anche di natura ambientale. Fra questi il sempre meno spazio utile ove impiantare le pale eoliche, tanto che hanno “invaso” anche quello del mare. È crescente la istallazione di interi e folti parchi eolici sulla superficie del mare, offshore, al largo. Le tecnologie hanno superato i pur numerosi ostacoli tecnici, ma permangono quelli di carattere ambientale che rompono il naturale equilibrio, sui quali c’è un fitto dibattito. Anche Manfredonia è interessata ad un progetto di impianto di un parco eolico offshore, al largo del golfo; mentre un altro parco più numeroso di torri d’acciaio piantate nel mare che sorreggono potenti eliche, è previsto più avanti verso Vieste. Le opposizioni si sono levate forti e motivate. Si profila, denunciano, uno stravolgimento del panorama marino dinanzi al Gargano con tante incognite sulla navigazione, la pesca e via dicendo. Anche il silenzioso fotovoltaico non è immune da “controindicazioni”. A parte i tetti delle abitazioni, parchi fotovoltaici di grandi dimensioni sono sorti dovunque si trovi spazio utile. Anche agricolo. Il reddito senza lavoro che assicura un impianto fotovoltaico è più remunerativo delle onerose coltivazioni agricole che pertanto vengono sacrificate. Insomma, come per ogni azione umana, ci sono i pro e i contro. Nella continua ricerca di idee nuove che contemperino le diverse variabili progettuali, non mancano quelle che possono apparire a primo acchito balzane, ma che ad una attenta riflessione e valutazione, hanno una validità tecnica e dunque operativa. È il caso, ad esempio, della installazione di pale sottomarine a sfruttamento delle correnti marine da realizzarsi nelle periferie degli impianti di acquacoltura e dello stesso porto industriale. O quello di una piattaforma modulare galleggiante collegata via satellite per la produzione di energia elettrica. In questo caso la superfice acquea non è quella del mare bensì del lago di Varano, nel Gargano nord. Qui i due elementi tanto cari a San Francesco, “sora Acqua” e “frate Sole”, si alleano per sostenere un progetto che oltre a produrre energia elettrica, tutela la molluschicoltura praticata nel lago, a innovare i sistemi di allevamento. L’iniziativa è di un pool di produttori di molluschi garganici interessati a valorizzare il lago di Varano come bene economico-ambientale e dunque eliminando quei fattori che si sono rivelati dannosi per la produzione di molluschi come ad esempio innalzamento della temperatura che ha provocato una vasta moria di molluschi. L’idea consiste nella installazione di pannelli fotovoltaici galleggianti che andrebbe ad incidere sull’ecosistema acquatico sottostante attraverso l’ombreggiamento che eviterebbe l’aumento della temperatura dell’acqua che a sua volta, a causa di altri processi naturali, provoca la diminuzione dell’ossigeno disciolto e dunque la moria di molluschi: mentre infatti i pesci si possono muovere alla ricerca di ossigeno, le ostriche e i frutti di mare rimangono immobili sul fondo. Si attuerebbe l’integrazione di un sistema di “energia verde” con un sistema di “allevamento sostenibile di molluschi” in una sinergia in cui il primo fornisce al secondo, ombreggiatura e ossigenazione. Un significativo sviluppo di sistemi già operativi al quale lavora il Consorzio Gargano Pesca con le sei aziende che lavorano nell’area del Gargano tra il golfo di Manfredonia e la laguna di Varano, sostenuto anche dall’Istituto nazionale di ricerca sulle acque (CNR-IRSA).

di  Michele Apollonio

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