Durante il Consiglio comunale del 4 luglio, ho presentato un’interrogazione al sindaco Gianni Rotice per fare chiarezza sulle notizie che hanno tenuto banco in questi giorni circa la presenza di abusi edilizi nel polder n. 20 di Siponto, di cui lo stesso primo cittadino detiene il possesso. La gestione superficiale di questa vicenda da parte del sindaco, che minimizza la presenza di eventuali abusi edilizi poiché non commessi da lui, è assolutamente inaccettabile. Come ho ricordato al sindaco in aula, la legge è chiara: il destinatario dell’ordine di demolizione è il soggetto che ha la disponibilità dell’opera, indipendentemente dal fatto che l’abbia concretamente realizzata. E, a quanto pare, uno dei manufatti presenti nel polder avrebbe ricevuto in passato un ordine di demolizione. Il sindaco ha dichiarato di essere in attesa da oltre quattro anni di risposta dalla Regione Puglia per la legittimazione del polder. Ma si è mai chiesto se forse la Regione Puglia non ha ancora concluso l’istruttoria proprio perché vi sarebbero degli abusi edilizi? Come riportato dalla stampa, infatti, la Regione, subito dopo la richiesta di legittimazione presentata nel 2018, quando ancora non era sindaco, avrebbe inviato al Comune di Manfredonia una richiesta di chiarimenti sulla presenza di diversi manufatti. In tutta questa vicenda è paradossale notare come il sindaco si consideri un cittadino qualunque, accostandosi agli altri cittadini che hanno presentato una richiesta similare di legittimazione. Sarebbe utile ricordare a Gianni Rotice che, sin dall’inizio del suo mandato, quando l’istruttoria di legittimazione era già in corso con il Comune di Manfredonia, si delineava un’ipotesi di incompatibilità. Secondo la legge regionale sugli usi civici, infatti, la vigilanza sull’amministrazione dei beni civici è attribuita al Comune, mentre la sorveglianza è responsabilità diretta del sindaco. In pratica, nel momento in cui Rotice è stato eletto, si è trovato nella condizione in cui il controllore e il controllato coincidono. Ma la delicata questione del conflitto di interessi non finisce qui. Il 30 dicembre 2022, mentre in tanti erano distratti dai preparativi del Capodanno, il Comune ha affidato un incarico professionale da 12.500 euro per l’espletamento delle attività istruttorie relative alla “legittimazione demanio paludi sipontine” guarda caso proprio alla moglie del nipote del sindaco che ha presentato nel 2018, in qualità di delegato, la richiesta di legittimazione del polder. Un incarico che prevede il supporto amministrativo alle procedure di validazione delle istanze pervenute, la verifica tecnica della documentazione allegata e la valutazione delle stesse, scaturito da “ragioni di urgenza”, si legge nella determina, “nel rispetto della tempistica dettata dal Bando Legittimazioni indetto dalla Regione Puglia”. Ma quale urgenza può esserci per un bando del 2018? Il sindaco si rende conto del gravissimo conflitto di interessi che emerge quando si assegna un incarico di importanza cruciale alla moglie di chi ha presentato la domanda per suo conto? Non sono un avvocato o un giudice, ma al di là delle leggi e delle norme, è fondamentale riflettere sui risvolti etici di una vicenda divenuta ormai paradossale.
Maria Teresa Valente
Capogruppo Consiliare CON Manfredonia