SUL FILO di lana del traguardo dei venti giorni concessi dalla diffida del Prefetto di Foggia Valiante, entro cui presentare il rendiconto della gestione esercizio comunale 2022, il consiglio comunale ha approvato. È ormai una consuetudine dell’amministrazione Rotice quella di presentare all’assemblea consiliare gli atti amministrativi da discutere last minute, probabilmente nel malcelato tentativo di ottenere sconti che invece e giustamente non se ne fanno, anzi puntualmente si censura decisamente una prassi che nuoce alla pacata analisi degli atti che interessano i cittadini.
IN QUESTA tornata “in zona Cesarini” c’era da analizzare il rendiconto di amministrazione 2022, il primo dell’era Rotice. Approvato dalla maggioranza e bocciato dalla opposizione dopo avere evidenziato una lunga e corposa serie di criticità sulla base delle osservazioni, molte delle quali sostanziali, annotate dal Collegio dei revisori dei conti che però, tutto sommato, alla fine hanno espresso parere favorevole. È uno dei misteri del conflitto astratto tra parole e numeri confermato ad ogni occasione.
CRITICITA’ che, d’altra parte, l’assessora al bilancio, Antonia Lauriola, aveva evidenziato nella sua succinta relazione, ponendo l’accento sulla carenza del personale, sulla evasione fiscale alta (un contribuente su due non paga). Ha altresì evidenziato il risultato di gestione di 869mila euro. Un dato bollato aspramente dalla opposizione come il riferimento inequivocabile dei servizi non prestati alla città.
IL DIBATTITO è andato avanti con l’opposizione che chiedeva spiegazioni, rifacendosi alla relazione dei revisori, sui vari punti controversi del rendiconto 2022, mentre la maggioranza rispondeva richiamando le amministrazioni passate come responsabili della situazione di difficoltà dell’attuale gestione. Alludendo a non meglio specificate «verità nascoste», Rotice ha attribuito, alzando i toni della discussione, al Piano di riequilibrio finanziario e alle passività dei bilanci ereditati che «hanno provocato il dissesto», la “colpa” delle carenze attuali. «Abbiamo come una camicia di forza che ci ostacola» ha affermato. E con un colpo di teatro ha tirato fuori e mostrato, tra sorrisetti e mugugni, un quadretto con incorniciato l’elenco della situazione finanziaria del comune, accusando vivacemente come responsabili «voi delle passate amministrazioni».
DI RIMANDO la consigliera Valente gli ha ricordato «le promesse elettorali che proiettavano Manfredonia in una condizione paradisiaca, ed ora scopre i debiti del comune che – ha precisato – non è in dissesto: e se ne accorge solo ora? Allora dov’era?». Caustica la sua considerazione circa le opere eseguite dalle “passate amministrazioni”: «come imprenditore lei è più informato di me». Su quel «voi» accusatorio ripetuto da Rotice, i consiglieri Prencipe e Schiavone lo hanno invitato «a chiedere lumi all’assessore Libero Palumbo quando faceva parte delle “passate amministrazioni” ed ora disinvoltamente parte della sua giunta». Invitandolo a studiare la storia della città, Gaetano Prencipe ha esortato Rotice a completare la collezione dei “quadretti” inserendo anche quelli che dicono delle tante, molte realizzazioni delle “passate amministrazioni” che il consigliere Schiavone ha ricordato quelle «realizzate negli ultimi dieci anni che hanno trasformato la città», oltre novanta citate ad una ad una. Insomma, sotto il cielo di Palazzo San Domenico niente di nuovo: solita bagarre.
Michele Apollonio