AVREBBE dovuto essere un summit per analizzare lo «stato di avanzamento attività di bonifica e disponibilità aree per valorizzazione SIN Monte Sant’Angelo-Manfredonia» come stabiliva l’oggetto della convocazione del consiglio comunale di Manfredonia, ma si è rivelato un sonoro flop per la non adesione delle rappresentanze istituzionali invitate a partecipare: Comune di Monte Sant’Angelo, Regione Puglia, Provincia di Foggia, ASI Foggia, Commissario Zes, Autorità di sistema portuale del mare Adriatico, Camera di commercio Foggia, Confindustria Foggia, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti. Con la Capitaneria di porto e le Associazioni ambientaliste, era presente la delegazione di Eni Rewind, la società del gruppo Eni che opera nel campo del risanamento ambientale di siti petrolchimici e minerari dismessi, contaminati da precedenti attività produttive, che opera nel sito ex Enichem di Macchia.
L’ASSENZA in blocco delle rappresentanze istituzionali che, ognuna per il proprio ruolo, hanno parte in causa su una problematica complessa e vitale che si trascina da decenni e che tiene in drammatica apprensione la popolazione di Manfredonia, ha innescato una serie di considerazioni che implicano direttamente l’autorevolezza dell’amministrazione comunale manfredoniana incrinata da una latente crisi politica (non riesce a nominare un assessore mancante da mesi) non ultimo ripetute situazioni imbarazzanti che vedono coinvolti esponenti dell’amministrazione e infine una organizzazione dell’evento giudicata del tutto superficiale quando avrebbe dovuto avere una preparazione adeguata.
IN QUALCHE modo illuminante è la lettera inviata dal presidente del consiglio comunale di Monte Sant’Angelo, nella quale si annunciava la «non partecipazione al Consiglio comunale di Manfredonia», ma anche la «completa disposizione per un eventuale confronto sui temi di interesse comune, in sede da concordare con il sindaco di Manfredonia». Un modo garbato per precisazioni ovvie.
LA RIUNIONE consiliare del tutto ordinaria senza alcuna conclusione, è valsa in ogni caso a consentire all’ingegnere Sandro Oliviei, program manager di Eni Rewind, di tracciare un excursus particolareggiato sullo stato dell’arte degli interventi operanti nel sito di Macchia. Ne è scaturito un fitto confronto con i consiglieri di minoranza Prencipe, Schiavone, Fatone, Valente, Ciuffreda, Valentino che hanno incalzato il manager Eni sui tanti aspetti nebulosi se non oscuri dimostrando di conoscere la questione che va oltre la semplice fase della bonifica ma che investe decisamente l’aspetto più controverso, vale a dire la destinazione di quelle aree una volta bonificate. Dalla maggioranza si è levata la sola voce di Di Staso per osservare «discutiamo in assenza del padrone di casa».
DELL’AREA Sin – ha illustrato Olivieri – di oltre duecento ettari, solo 96 sono di proprietà di Eni, dei quali 66,2 sono svincolati dalla bonifica e 32,8 sottoposti ad attività di bonifica che scende fino a 16 metri di profondità. I tempi sono lunghi: almeno una quindicina di anni. Le tecniche di bonifica – ha spiegato – sono giovani e si aggiornano continuamente. Alle domande se sono state vendute delle aree ad imprese industriali, la risposta è stata secca “No”. L’Eni – ha confermato Olivieri – è interessata al progetto di un parco fotovoltaico, così come ha assicurato che «non ci sono rischi sanitari».
QUESTO per quanto riguarda i circa cento ettari di Eni: e per i restanti oltre cento ettari sui quali decidono Monte Sant’Angelo, l’ASI di Foggia, il Commissario Zes e il comune di Manfredonia, cosa si fa e si prospetta?
Michele Apollonio