Cari cittadini e cittadine della nostra bella e amata città,
Siamo un gruppo di studenti del Liceo “Galilei-Moro”, che, guidati da alcuni nostri prof, abbiamo saputo che la Casa di riposo “Anna Rizzi” della nostra città – nata nel lontano luglio 1902 e nel 1904 riconosciuta da Vittorio Emanuele III e Giovanni Giolitti, come “Ospizio Comunale di Mendicità di Manfredonia” – è a rischio chiusura.
La notizia ci ha scioccati, e, anche se giovani, vogliamo prendere la parola. Certo, da voi, spesso, noi siamo considerati incapaci e distratti, dediti solo al bere e allo sballo del sabato sera. Ma ciò non è vero! Voi pensate che non abbiamo idee, o che non vediamo il periodo difficile che sta attraversando Manfredonia. Anche noi abbiamo le nostre colpe, lo ammettiamo, ma forse il problema è anche perché non sempre abbiamo lo spazio giusto per dire anche la nostra su cose che riguardano la città.
Questa notizia della chiusura della Casa di riposo “A. Rizzi” ci ha indignati e feriti, tanto che abbiamo deciso di scrivere questa lettera alla città. La scriviamo come studenti, ma soprattutto come cittadini, nipoti di tanti nonni e anziani che presso tale struttura hanno trovato, per circa un secolo, un ambiente familiare e accogliente per vivere con dignità l’ultima stagione della loro vita.
In primo luogo, scriviamo a voi genitori, per ricordarvi l’importanza degli anziani nelle relazioni parentali, nel tenere unite le famiglie. Siamo in debito con loro, sia questa l’occasione per ripagarli.
Ci rivolgiamo a voi che fate politica, e che vi proponete come servitori disinteressati del bene comune, soprattutto dei deboli e degli ultimi. Se è così scendete in piazza con noi e date prova di quanto amate questa città, prendendovi a cuore la sorte di questi soggetti fragili.
Scriviamo a voi docenti che, facendoci studiare la Costituzione, ci dite che, in quanto membri della comunità, dobbiamo sentirci responsabili degli altri, vivere la cittadinanza partecipata e attiva. Dateci prova, ora, di una scuola che, aperta al territorio, educa menti pensanti e cuori pulsanti.
Scriviamo a voi credenti praticanti, che parlate di vangelo e di aiuto al prossimo. Dateci una mano a non lasciare senza una casa e una famiglia i circa venti anziani che sono ospiti nella Casa “A. Rizzi”, per non privarli di quella cura e assistenza di cui hanno bisogno.
Scriviamo a voi professionisti, commercianti, artigiani e imprenditori, che siete il polmone economico di questa nostra città, affinché anche voi ci aiutiate a non far chiudere l’ASP “Anna Rizzi” che più che azienda, è soprattutto una risorsa umana e sociale della nostra città.
Infine, scriviamo a voi associazioni, che praticate diverse forme di solidarietà e di prossimità. Voi sapete che cosa vuol dire impegnarsi lottando contro la burocrazia che spesso cura più le carte che le persone. Vi chiediamo di unire le forze per una causa comune: salvare gli anziani di “Anna Rizzi”.
Gli anziani non vanno considerati come un costo sociale. Dietro i numeri dei bilanci e dei conti ci sono i volti e le storie di tanti soggetti fragili e indifesi. Non vogliamo sapere di chi è la colpa. Ci sta a cuore la sorte degli anziani con le loro storie di solitudine e di dolore. Più che spiegazioni vorremmo una generale assunzione di responsabilità. Superiamo la facile e comoda indifferenza.
A scuola, alcuni docenti ci hanno svegliato. E lo hanno fatto con la cultura. Si, perché la scuola, se fatta bene, è palestra di cittadinanza. Abbiamo letto molti testi che hanno scosso la nostra coscienza. Dall’Elogio alla democrazia di Pericle abbiamo appreso che chi non si interessa delle cose della propria città – come in questo caso la chiusura di Casa “A. Rizzi” – non è innocuo, ma inutile. Bauman, nel suo libro, dal titolo La società individualizzata, afferma che “La portata di un ponte si misura dalla forza del suo pilone più debole. La qualità umana di una società dovrebbe misurarsi sulla qualità della vita dei suoi membri più deboli”.
Per tali motivi, vorremmo invitare la città a un momento di grande riflessione, ma anche a scendere in piazza con noi, per difendere la dignità di questi anziani e il loro diritto a restare come ospiti presso Casa “A. Rizzi”. Lasciamo da parte i nostri interessi privati e occupiamoci di un’emergenza che riguarda tutti. Spesso ci dite che non dobbiamo pensare solo a noi. Ecco, dateci l’esempio. Dimostrate ora quando siete credibili. Dimostrateci che vale la pena crescere e diventare adulti.
Ecco allora le nostre proposte:
- ci impegniamo, sotto la guida del prof. Illiceto e altri docenti, a mettere su un Coordinamento capace di coinvolgere associazioni, movimenti, commercianti e artigiani, imprese, negozi, privati cittadini. Gireremo anche per i condomini e coinvolgeremo le parrocchie.
- Estenderemo questa nostra iniziative anche ad altre scuole della città.
- Faremo una raccolta firme in piazza di cui vi informeremo.
- Raccoglieremo anche dei fondi (a partire da noi stessi) per permettere a chi sta gestendo la Casa “A. Rizzi” di pagare le spese correnti, aspettando che nel frattempo la Regione intervenga.
Nei prossimi giorni, anche se molti di noi non vanno in chiesa, incontreremo l’arcivescovo, Padre Franco Moscone, che ci ha colpito qualche anno fa con il suo invito: “Manfredonia Ri-alzati”, per chiedergli un sostegno morale. Ecco, è il momento di rialzarci, è il momento di svegliarci.
Il nostro slogan è: “Giù le mani dai nostri anziani. I giovani salvano i nonni”. E, poiché proprio oggi ricorre il centenario della nascita di don Milani, facciamoci nostra la sua provocazione: “Il problema degli altri è eguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”.
Un gruppo di studenti del Liceo “Galilei-Moro” di Manfredonia