ANCHE se ha cambiato la sua regione sociale, la DOpla è salva. Non quella di Manfredonia, bensì quella di Casale sul Sile di Treviso. Lo stabilimento di Manfredonia, tra i primi ad impiantarsi nell’area industriale di Coppa del vento, alle porte di Manfredonia, è stato sacrificato a benefico di quello trevigiano. 67 lavoratori fuori, contro 117 salvati ed a questi se ne potrebbero aggiungere altri. Una operazione resa possibile «grazie al trasferimento dei macchinari utilizzati a Manfredonia e necessari per la produzione di carta, che sono stati consegnati in perfette condizioni presso la sede di Casale» esultano i sindacati di categoria Cgil, Cisl, Uil e la Rsu di Treviso. Il sud che supporta il nord. Esprimono soddisfazione «per aver portato a termine il trasferimento dei 117 dipendenti della storica azienda di stoviglie monouso in plastica, passati alle dipendenze della nuova società “Senato 12 Srl” interamente controllata dal fondo di investimento Azimut Eltif Private Debt Capital Solution, gestito da Muzinich & Co SGR con sede a Casale sul Sile».
UNA VICENDA «complessa e difficile con momenti di grande tensione» evidenziano i sindcalisti nordisti che alla fine, come si dimostra, l’hanno spuntata. I colleghi nostrani, del sud, hanno capitolato. Rimane da vedere quale sorte si prospetta alle maestranze rimaste senza lavoro e che sono alle prese con l’unica chance disponibile, vale a dire la costituzione di una cooperativa che non è priva di difficoltà e di rischi.
QUELLA della ormai “fu DOpla” è la semplificazione delle tante cose che non vanno o sono mancanti da queste parti. L’ultima di una serie contrassegnata dall’etichetta “Contratto d’area”, che ha messo in luce i vuoti e le deficienze che hanno determinato il fallimento del prodigioso e ricco progetto di costituire un tessuto industriale che guardasse al futuro. Gli inizi erano apparsi promettenti. Il sito frettolosamente predisposto allargando l’area PIP, si è ben presto riempito di una sessantina di aziende scese dal nord che hanno dato occupazione a oltre 1.600 lavoratori. Poi la non certa improvvisa marcia indietro “a norma di legge”, trascorso cioè il tempo previsto dagli accordi sindacali di rimanere in loco. Il richiamo del nord è stato più forte. Un nord con una cultura industriale già rodata, con gli strumenti gusti sperimentati, con i vari apparati di supporto pronti ad intervenire. Tutto il contrario di quello mancante in loco e di cui gli industriali avevano bisogno per lavorare su queste sponde del golfo adriatico. Un gap determinante andatosi acuendo.
DECISVO per salvare la DOpla del nord, è stato l’intervento di una società di investimento istituzionale indipendente specializzata nel fornire alla clientela rendimenti superiori con un rischio contenuto, come per l’appunto la Muzinich. Qui invece le numerose banche presenti sul territorio si prodigano solo ad acquisire risparmi privati. Al massimo c’è stato un occasionale invito del sindaco, in visita ai lavoratori in agitazione, a eventuali imprenditori di dare una mano a sostenere la cooperativa degli ex dipendenti DOpla. Il sistema produttivo-occupazionale è fermo, in attesa magari della prossima ondata di soldi pubblici da accaparrare. Non c’è un briciolo di iniziativa. Qui l’economia si è fermata a Siponto.
Michele Apollonio