Lo spazio e le aree pubbliche di una città fanno parte del patrimonio collettivo della comunità. Essi sono i luoghi in cui interagiscono e si incontrano persone, associazioni, organizzazioni, gruppi con interessi economici, sociali e culturali. E’ quindi necessario che quando una porzione di esso viene sottratto temporaneamente alla fruibilità pubblica per ragioni legittime ma non di interesse e impatto per la collettività questo deve avvenire secondo criteri e modalità definite da chi ha la responsabilità di tutelare gli interessi pubblici. Se questo spazio viene utilizzato per fini economici, commerciali o esclusivamente privati è giusto che la collettività venga risarcita con il pagamento di un canone equo e sostenibile affinché il bene sottratto alla pubblica fruibilità si trasformi in una risorsa economica utile per il bene di tutta la collettività.
Gli eventi di questi ultimi tre anni, caratterizzati da eventi globali quali la pandemia COVID e la guerra tra Russia e Ucraina, hanno avuto un forte impatto sulle economie degli Stati, delle famiglie e delle imprese. Il settore così detto HoReCa che raggruppa tutte le aziende dell’ospitalità, della ristorazione, del catering e tutti i pubblici esercizi in genere come bar, gelaterie, pasticcerie, trattorie, pizzerie e altri sono stati fortemente colpiti al punto che molte attività hanno dovuto chiudere definitivamente.
I ristori governativi, purtroppo, non sono stati sufficienti a coprire le enormi perdite di questo trainante settore dell’economia nazionale.
Un aiuto importante è stato invece quello della “liberalizzazione temporanea” dell’occupazione di suoli e spazi pubblici per queste attività. Questo provvedimento Governativo ha rappresentato un’ancora di salvezza e una boccata di ossigeno e di alleggerimento burocratico per poco meno di due anni. Esso ha dato un po’ di sollievo alle aziende del settore che fruiscono di questi spazi demaniali.
Purtroppo il giusto ritorno alla normalità per gli utenti residenti in comuni con particolari situazioni amministrative e finanziarie non è stato dei migliori.
Gli operatori economici che utilizzano spazi e aree pubbliche del comune di Manfredonia sono tra questi.
Questo bellissimo ma sfortunato comune ha vissuto in questi ultimi 3-4 anni una progressione di eventi drammatica. A maggio 2019 si dimette il Sindaco Angelo Riccardi e la sua giunta. A settembre dello stesso hanno il comune viene commissariato per “infiltrazioni mafiose”. Nel 2020 e 2021 il COVID ha i suoi effetti negativi anche su questo settore produttivo. Nonostante la drammaticità della situazione gli operatori cercano a tutti i costi di andare avanti. Finalmente nel 2022 la nuova amministrazione a guida Rotice entra in azione. I buoni propositi, promessi durante la campagna elettorale, vengono subito messi da parte in ragione di una copertura del Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale a cui il comune è tenuto ad attenersi. Orbene sembrerebbe tutto normale se non per il fatto che ad un settore produttivo e strategico per la città come quello dei bar, ristoranti, trattorie, pizzerie e altro viene chiesto un contributo tributario fuori da ogni logica con aumenti di circa il 400%.
Pur volendo considerare tutto il contesto nel quale l’amministrazione deve cercare di “far quadrare i conti” non è logico ne equo pretendere che attività già in forte stato di crisi paghino tributi così esosi e assolutamente iniqui. In nessuna città in Italia ci sono tariffe di questa entità.
Numerose sono state le iniziative degli imprenditori di Manfredonia interessati da questi provvedimenti per cercare di trovare, prima con l’Amministrazione dimissionaria, una soluzione pacifica ed equa già nel 2019 quando venne deliberato il primo aumento di oltre il 300%. In quell’occasione fu necessario un primo ricorso al TAR-Puglia promosso dalla Confcommercio di Foggia che fu vinto. Successivamente la pandemia Covid e il commissariamento hanno “narcotizzato” il problema delle tariffe esagerate. Il dramma è riemerso a fine agosto 2022 quando prima l’amministrazione Rotice e successivamente la società di riscossione tributi C&C hanno trasmesso le cartelle esattoriali “impazzite”.
Sono così iniziati da settembre 2022 gli incontri con Sindaco e assessori di competenza per mediare delle soluzioni ragionevoli ed eque. Tante promesse mai arrivate a una soluzione definitiva. A questo punto vista la mancanza di risposte condivisibili e sempre eque da parte dell’amministrazione gli imprenditori si sono uniti per promuovere un altro ricorso al TAR-Puglia nella speranza che si risolva il problema definitivamente.
Le proposte che gli imprenditori hanno più volte fatto all’Amministrazione Rotice partono da un censimento generale di tutti i fruitori di “occupazione di suoli e aree pubbliche” per iniziare a conoscere quanti sono, che superficie o altro occupano, se hanno una situazione regolare e se pagano. Successivamente al censimento è stato chiesto che venga attivato un servizio specifico di lotta all’abusivismo e all’evasione di questo tributo nello specifico e di altro. Difatti da conti fatti se tutti pagassero il dovuto le tariffe potrebbero addirittura essere ridotte e riportate alle cifre logiche ed eque del 2018. Si è anche suggerita qualche soluzione “sociale” per quelle situazioni particolari di persone anziane o meno abbiente che arrotondano i loro redditi con la vendita di ortaggi selvatici della nostra tradizione gastronomica venduti “alla buona” per strada. Gli imprenditori, persone che conoscono bene i sacrifici e il lavoro duro, non vogliono penalizzare nessuno ma chiedono a chiunque occupi spazi pubblici di “pagare tutti per pagare di meno tutti”.
Il settore più interessato, quello dei pubblici esercizi, ha anche fatto notare all’Amministrazione, che, a differenza di altri “occupanti” degli spazi pubblici, loro provvedono a tenere puliti e in ordine gli spazi interessati per le loro attività alleggerendo in tal modo il lavoro dell’ASE e anche, spesso, quello della squadra manutenzione che si occupa del verde pubblico. Un bel risparmio per le casse del comune.
Ebbene nonostante l’enorme iniquità delle tariffe e i numerosi contributi volontari degli imprenditori l’Amministrazione non ha voluto in nessun modo trovare delle soluzioni gestibili ed eque per le Aziende.
Noi, imprenditori di “micro-imprese”, quasi tutte a carattere familiare, che diamo lavoro a centinaia di collaboratori stiamo cercando di far capire ai nostri amministratori che non vogliamo regali ma vogliamo pagare il giusto perché le cifre di cui parliamo fanno tremare i polsi e metterebbero in crisi molte delle nostre Attività.
Le tariffe attualmente in vigore, ritoccate e approvate con l’ultima delibera di marzo 2023, non hanno pari in Italia, neanche nella Capitale e nelle grandi citta d’arte e turistiche.
Il nostro settore è vitale per molte famiglie ed è anche un “fiore all’occhiello” del quale spesso e volentieri gli stessi amministratori vanno fieri negli incontri pubblici e diplomatici.
Rappresentiamo inoltre un grande volano di opportunità per tutti i prodotti tipici del nostro territorio. Siamo inoltre una fucina dove i giovani si preparano e formano alla dura vita del ristoratore, del barista o del pizzaiolo sia nelle vesti di collaboratore che di futuro titolare d’azienda. Molte attività del settore sono anche aziende storiche che vantano oltre 50 anni di storia al servizio dei clienti di Manfredonia e forestieri.
Siamo uno dei grandi tesori della città che con umiltà e tanta professionalità portano in alto il nome di Manfredonia.
Noi amiamo Manfredonia e i suoi abitanti e siamo al loro servizio.
Ci auguriamo a questo punto che il “buon senso” guidi chi ha voglia e volontà di trovare una soluzione pacifica e giusta.
Unione Commercianti Manfredonia