Venerdì 27 Dicembre 2024

AMMI – Donne per la Salute: la Riproduzione Assistita: tra etica e medicina

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Giovedì 20 Aprile, in occasione dell’8^ Giornata Nazionale della Salute della Donna, organizzato dall’AMMI, Associazione Mogli Medici Italiani, Donne per la Salute, si è tenuto presso il Laboratorio Urbano Culturale “Peppino Impastato” a Manfredonia, l’incontro sul tema: Fecondazione assistita. Dalla procreazione alla riproduzione e alla produzione umana. Aspetti etici, medici e giuridici”. Relatore il prof. Filippo Boscia, già Ordinario di Fisiopatologia della Riproduzione presso l’Università di Bari; presente la presidente Nazionale dell’AMMI, Michela D’Errico Alfieri.

Patrocinato dal Comune di Manfredonia, dalla SIMG, Fimp, AMCI, come associazioni mediche, dai Rotary Manfredonia, dal Lions Club Manfredonia Host, dall’UCIIM, dalla UISP e dal Circolo Unione, rappresentanti dell’associazionismo culturale e sociale cittadino a vari livelli e ambiti, dopo i saluti dell’assessora al Bilancio, Antonella Lauriola, in rappresentanza del Sindaco, l’incontro è stato introdotto dalla presidente della sezione AMMI di Manfredonia, Maria Antonietta Totta.

Entrata subito nel vivo della tematica parlando di prevenzione nel senso di preservare la fertilità, attenzionando l’orologio biologico e adottando un sano sistema di vita, la Presidente Totta ha tenuto a rimarcare che, rimandati  i tempi e trascurati gli equilibri biologici per altre esigenze, il desiderio di mater/paternità, non più realizzabile naturalmente, si trasforma nell’ossessione del “figlio ad ogni costo” .

L’intervento del prof. Boscia, seguito a questa riflessione introduttiva, è stato “ad ampio spettro”, fin dalla distinzione in tre fasi storiche  del processo del venire al mondo: da procreazione, come atto naturale di generazione di vita, a riproduzione,  come procreazione gestita da contingenze storiche o regimi politici, volti ad accelerare o decelerare il processo riproduttivo per assecondare esigenze demografiche o di società, fino all’attuale procreazione intesa come produzione umana in quanto la nascita viene “concepita” in laboratorio per sopperire agli errori della Natura. Il ricorso sempre più frequente alla fecondazione assistita è dovuto ad un incremento della sterilità, attualmente soprattutto maschile, per effetto dell’alto tasso di inquinamento, come testimonia il ritrovamento di nano particelle di plastica nel liquido seminale maschile, dell’uso eccessivo di anabolizzanti, dello stress a vari livelli, dell’età dei possibili genitori, giovanili nell’aspetto, ma non più biologicamente giovani.

Gestire la nascita in laboratorio se può essere scientificamente “semplice” attraverso il ricorso a metodiche mediche sempre più all’avanguardia, illustrate dal prof. Boscia, non lo è altrettanto da un punto di vista etico perché gli embrioni, fecondati e congelati, non sono “cose” da buttar via se inutilizzate, ma vite in potenza, in attesa che qualcuno consenta loro di trasformarsi in atto. Sono “personaggi in cerca di autore”, di quella madre e di quel padre che, dato l’assenso all’unione dei loro gameti, diano loro la possibilità di vita.

Gli interrogativi etici emersi dall’incontro e a cui dare una risposta sono stati tanti: Cosa farne di tanti embrioni congelati e non richiesti una volta soddisfatto il desiderio di mater/paternità? Sarebbe pensabile l’adottabilità degli embrioni, così come si adottano i bimbi? E’ giusto, per soddisfare questo desiderio, ricorrere agli uteri in affitto e favorirne lo squallido mercato soprattutto nei paesi poveri? E’ giusto fare della procreazione un processo di filiera ricorrendo a banche del seme e di ovuli, venduti e comprati come in un mercato? E, soprattutto, non sarebbe auspicabile un controllo che porti a conoscere l’identità del donatore del seme o dell’ovulo per evitare relazioni tra consanguinei inconsapevoli o per poter contare su donatori compatibili in caso di malattie? “Lo scenario che si apre, come ribadito dal prof. Boscia, è inquietante per le coscienze e deve indurci non a desistere dal giusto desiderio di diventare genitori quando la natura non ce lo consenta, ma a tornare ad inquadrare la procreazione nella sua naturalità, a tornare a rispettare i tempi, accettando un figlio come un dono, consapevoli che ci comporterà sacrifici d’amore e non di reddito. Un figlio non ci “costa quanto una Ferrari”, un figlio semplicemente non ci costa, perché non ha prezzo. E’ la nostra stessa vita”. Perché un figlio è “qualcuno” fin dall’atto del suo concepimento, come ha ribadito Michela D’Errico Alfieri, presidente Nazionale dell’AMMI, con la sua riflessione che ha concluso l’evento.

Carlotta Fatone

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