Dinanzi alla discussione tenutasi durante il consiglio comunale di ieri, il terzo punto dell’o.d.g. non ha avuto quel chiarimento atteso in merito alle diverse criticità che emergono da una sua prima lettura. Il Piano Sociale di Zona presentato all’intera cittadinanza contiene lodevoli propositi che devono però essere calate nella realtà territoriale.
Oltre ai ringraziamenti per il lavoro svolto dall’Assessore Pennella, dai responsabili dell’ufficio dei Servizi Sociali ed all’elogio fatto agli Enti del Terzo Settore e a tutte le realtà aderenti al mondo dell’associazionismo, nulla è stato aggiunto dalle diverse disamine rapportate nell’assise comunale. Ad esempio, leggere che solamente il 2% delle parrocchie è intervenuto ai tavoli di concertazione, è un dato importante. Si può considerare esaustivo un progetto se non tutti gli attori sociali hanno preso parte agli incontri/confronti sulla materia?
Dagli interventi previsti sono emersi una lunga serie di buoni intenti, ma la loro ricaduta sarà d’impatto nei confronti dei cittadini e delle reali esigenze dell’intera comunità? Prima tra tutti, non viene mai affrontata la tematica della prevenzione primaria, uno strumento che potrebbe realmente dare un grandissimo contributo in materia di visione a lungo termine sugli interventi da realizzare sulle persone e sul contesto sociale in cui esse stesse si collocano. Oppure, l’esiguo approfondimento delle misure riguardanti l’invecchiamento attivo. E, soprattutto, cosa intende realizzare l’attuale amministrazione attraverso la voce dell’alfabetizzazione digitale? E con la telemedicina? Davvero l’infrastruttura della nostra città è pronta a compiere questo passo in avanti? Davvero la fibra ottica raggiunge tutte le abitazioni dell’intero ambito territoriale?
In ultimo, ma non per importanza, vorrei soffermarmi sull’introduzione della figura dello psicologo di quartiere. Al di là dell’aspetto teorico attentamente illustrato dalla consigliera e collega Antonia Facciorusso, come si intende strutturare, sul lato pratico, il servizio messo a disposizione dell’intera cittadinanza?
Auspico che questi miei dubbi possano trovare la giusta risoluzione nel breve termine. Inoltre, in uno scenario caratterizzato da un inverno demografico come si intende sostenere una spesa, riguardo l’invecchiamento della popolazione che inevitabilmente sarà sempre più cospicua, se non si considerano di pari passo delle politiche importanti riguardo la natalità e la conciliazione vita-lavoro soprattutto per le donne. Infine, mi aspettavo un’attenzione diversa alle politiche giovanili. Il dato allarmante dei neet (ragazzi che non studiano e non lavorano, la percentuale nella fascia d’età 20-34 anni nell’Unione europea toccava nel 2020 il valore più basso in Olanda 8,2% e il più elevato proprio in Italia 29,4%) che rappresenta un campanello d’allarme importante riguardo l’esigenza di incidere in maniera seria sulla dispersione scolastica.