SONO STATI i musei i prestigiosi protagonisti di queste classiche festività di Primavera, vale a dire Pasqua e Pasquetta. Ma è stata proprio la Primavera la grande assente ad un appuntamento atteso tutto l’anno che di fatto dà inizio a tutta una serie di attività che hanno a che fare con il Turismo, la multiforme industria della sostenibilità e della bellezza. Per tanti è stato il motivo per ripiegare sui musei che custodiscono le vestigia del passato: un mondo straordinario che assieme alla osservazione di reperti stupefacenti, spinge a riflessioni che si avventurano nel futuro. Senza peraltro privare chi ha fatto quella scelta, di impiegare al meglio i due giorni festivi resi uggiosi dal maltempo.
I MUSEI sono pertanto andati a… ruba. Manfredonia ha potuto brillare di una raggiante luce in questo settore. Ha messo in mostra i suoi gioielli. Che sono tanti e variegati nelle singole specialità. Una occasione per richiamare l’attenzione di quanti preposti alla gestione di una ricchezza inestimabile, a tenere più in conto un settore di immenso valore culturale e dunque economico, non completamente reso fruibile. Grave è la perdurante mancanza delle opportune ordinarie indicazioni della ubicazione delle strutture museali assurdamente completamente assenti. Come fa un turista che arrivi in città a sapere che là, in quella via c’è il tal museo?
I NUMERI registrati in questa occasione Pasquale riferiti ai visitatori non fanno testo, condizionati dalle cattive condizioni atmosferiche (ordinariamente sono più consistenti), vale l’indicazione della scelta. L’offerta è varia, prestigiosa, attraente. Ad iniziare dal Museo nazionale archeologico allocato nel castello impostato da re Manfredi e proseguito dagli Angioni e dagli Aragonesi, esso stesso un testimone in servizio delle millenarie vicende della città. I reperti raccolti tracciano un excursus dalla Preistoria all’età del Bronzo, alla civiltà dei Dauni. Nella ricca collezione spiccano le stele daunie «la più originale manifestazione culturale della civiltà indigena». È completamente digitalizzato.
COMPLEMENTARE al museo è il Parco archeologico di Siponto dove accanto a tracce della città medievale in fase di scavo, espone una avveniristica sagoma in ferro ideata da Tresoldi, di quella che doveva essere la basilica paleocristiana. Tutto intorno consistenti tracce della presenza di civiltà remote: dalla catacomba strutturata di Capparelli agli ipogei Scoppa e Santa Maria Regina a Siponto incomprensibilmente chiusi. Così come parzialmente aperti sono il Museo Diocesano che custodisce la storia di una delle Diocesi più antiche e prestigiose, e il piccolo Museo civico dei santi sotto campana allocato nel Municipio, in attesa di essere ampliato nei locali adiacenti, il Museo etnografico “Melillo” di Siponto.
GRANDE attrazione ha riscosso il favoloso “Museo dei pompieri e della Croce rossa”: una completa collezione di attrezzature originali e una serie di ricostruzione di grandi incendi, ordinati da Michele Guerra negli ampi capannoni nell’area industriale D46. Numerosi i gruppi di visitatori provenienti da varie località. Una carovana di Ariano Irpino ha approfittato dell’ampia area di servizio di 3mila mq, per allestire un picnic con barbecue e ricco menù. Non meno entusiasmo ha suscitato il “Museo del Mare” alla Rotonda di viale Miramare. Il mare visto nelle sue profondità: un mondo stupefacente cui fa riscontro il lavoro dei pescatori. Nelle sale zeppe di reperti di ogni genere marinaro, si può avere contezza di cosa è la cultura del mare, della immensa risorsa da tutelare. Fra i visitatori gli ospiti della “Casa anziani di Padre Pio” di San Giovanni Rotondo.
SOL CHE si mettesse in rete questa realtà (ma c’è ancora tanto altro, l’Oasi lago salso per esempio) si creerebbe una economia di grande interesse con notevoli posti di lavoro.
Michele Apollonio