Mercoledì 25 Dicembre 2024

La solidarietà della marineria di Manfredonia

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La tragedia sfiorata dal giovane armatore sipontino Fabio Salvemini ed il suo equipaggio, a ridosso di Vieste, si è conclusa con il recupero della barca. È nato un nuovo cantiere di solidarietà e sviluppo sostenibile per la marineria di Manfredonia. Il mare ha le sue leggi fisse ed immutabili: la solidarietà e la lealtà sono le prime, da sempre. Sono stati i marinai e colleghi di Manfredonia a rendere possibile il recupero del natante: Raffaele Salvemini (detto Pingon), Luigi e Paolo Vaccarella (Giangiacc), Domenico Carpano (Papà Mimì), la famiglia Olivieri (Rossil), i Musirill, Massimo Varrecchia, Michele Murgo, Donato Cannito. “Alla marineria di Manfredonia e a tutti coloro che mi stanno aiutando va il mio ringraziamento – racconta commosso e sfinito Fabio Salvemini a Manfredonianews – ho investito tutto e quella barca ed il mare sono la mia vita”. Casa venduta, mutuo da pagare e la libertà unica del mare sono oggi l’attivo di Fabio Salvemini ed una grande consapevolezza: la pesca responsabile passa anche attraverso una rete di persone che continuano a credere in questo mestiere antico e moderno ad un tempo: “La marineria di Manfredonia ha una tradizione che va valorizzata abbinando tecnologia e sburocratizzazione – aggiunge Donato Cannito, il pescatore informatico che a 28 anni ha ipotecato la casa dei suoi genitori per comprare la Genoveffa Madre – la barca su cui mio padre ha lavorato per 40 anni senza mai poterla acquistare”. L’incidente del Salvemini ha lanciato una luce di speranza per il mondo della pesca e una serie di proposte pratiche e di buon senso che ora vanno rese concrete attivando velocemente i tavoli di lavoro: “Se le regole ci sono e vanno rispettate sarebbe fondamentale che ci fosse un sistema di integrazione tra pesca selettiva per periodi con l’aiuto di biologi marini, meteorologi e veterinari – spiega Salvemini – insieme ad un sistema a terra di valorizzazione del pescato e del prodotto trasformato”. Hanno le idee chiare i due giovani pescatori sipontini e lanciano un messaggio costruttivo: “Non so se la mia barca tornerà in mare e a quale costo – dice Salvemini con lo sguardo all’orizzonte – sicuramente le tecnologie a bordo aiutano, ma il cambio climatico ha modificato anche la tipologia di pescato: sono spariti gli scampi perché l’acqua è troppo calda, abbiamo invasioni di mazzancolle e merluzzi fuori stagione, banchi di triglie che hanno valore solo se filettate”. E’ necessario pensare al comparto mettendo insieme la pesca a mare con i servizi a terra e la partita del consumo sostenibile si gioca qui: il pesce se trasformato subito diventa una miniera alimentare sostenibile e ricchezza per tutti: “E noi che viviamo di piccola pesca conosciamo il mare, i banchi e le stagioni giuste – incalza Cannito – infatti, se da una parte è una sfida troppo grande quella di combattere il cambio climatico con la piccola pesca, certo è che molto si può fare con la collaborazione con i biologi perché anche in mare le stagioni sono cambiate: per noi il fermo ad agosto non ha senso ma andrebbe scaglionato durante l’anno e abbinato ad impianti di trasformazione che valorizzino il nostro pescato”. Manfredonia è una marineria ancora significativa numericamente ma si spazia da pescatori di 23-24 anni fino ad ottantenni e il ricambio generazionale è fondamentale: “Molti lasciano questo settore perché lo trovano faticoso: la libertà del mare non ha prezzo e noi vorremmo che i giovani si avvicinassero a questo mondo fatto di silenzio e onde ma anche tanto sapere e non va disperso, siamo disponibili con le scuole – propone Salvemini – il mio incidente ha visto tutti darsi da fare: famiglie che non si parlavano da anni hanno ripreso il dialogo, le istituzioni si sono rese conto che tra le leggi calate dall’alto e la realtà di chi sta con i piedi a mare c’è un divario che si può colmare col buon senso e le leggi immutabili del mare: lavoro e lealtà”. È su questo punto che i due giovani pescatori si soffermano: “Lealtà è rispettare collettivamente le regole del fermo, del conferimento del prodotto al mercato, dei tempi di dichiarazione del pescato: Non è un caso che Manfredonia abbia perso i commercianti che vengono da fuori ed è nelle mani della categoria marinai e commercianti, istituzioni e consumatori far sì che il nostro prodotto sia sulle tavole di tutta Italia”. Ci salutiamo al tramonto, nonna Michelina Guerra aspetta i capitani coraggiosi con “la rianéte”.

di Michela Cariglia

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