PRESIDIO permanente davanti ai cancelli dello stabilimento al fine di impedire il trasferimento di qualsiasi attrezzatura dallo stabilimento DOpla di Manfredonia. Lo hanno deciso, unitamente a tutti i lavoratori della DOpla, la Filctem-CGIL e la Femca-CISL, a seguito della decisione del Tribunale di Treviso che accogliendo la proposta del Fondo Muzinich e scartando quella della Bava, ha di fatto avallato la cancellazione del sito di Manfredonia rendendosi responsabile della perdita di 67 posti di lavoro. Le speranze di raddrizzare una situazione precipitata oltre i livelli di guardia, sono riposti nel Tavolo aperto alla Regione dove mercoledì 5 prossimo si ritroveranno, a Bari presso la Regione Puglia, dinanzi all’assessore al lavoro Leo Caroli, il sindaco di Manfredonia Gianni Rotice, i rappresentanti del mondo politico, sindacati e delle due società interessate alla questione. La storia insomma si ripete.
ANCORA una volta a Manfredonia va in scena la lotta di lavoratori contro la fuga di una azienda del “fu” Contratto d’area, con conseguente perdita di posti di lavoro. Una ennesima vicenda che va oltre la vertenza sindacale per evidenziare quel movimento che mette a confronto il sud con il nord a tutto vantaggio di quest’ultimo. In questi oltre vent’anni dalla nascita del Contratto d’area è stata una continua estirpazioni di aziende che si erano radicate su queste sponde del golfo adriatico, ma poi, dopo aver usufruito e goduto di tutti i cospicui vantaggi loro offerti dal Contratto d’area, se ne sono tornate ai patri lidi lasciando questa parte del sud a meditare sui suoi problemi.
DEL SUD si parla tanto, tantissimo, commiserandone le carenze economiche e non solo. Ancora oggi si fa tanto di sfoggio di buone intenzioni per “rilanciare”, “supportare” il Mezzogiorno considerato come la chiave di volta per il rilancio della Nazione. Parole che non corrispondono ai fatti che si mettono in pratica. Anzi. Lo stabilimento DOpla con le sue maestranze ha costituito, finché lo hanno fatto funzionare, una eccellenza tant’è che Muzinich vuole portarsi su al nord macchinari e personale (ma di questo giusto 15, l’occorrente per mandare avanti il settore “carta”). In netta controtendenza con quanto la politica nazionale proclama di voler valorizzare il Mezzogiorno.
«LA REALTA’ è che si ha paura del sud, delle sue capacità lavorative» affermano quelle maestranze abbarbicate ai cancelli dell’azienda decisi a non mollare. D’altra parte hanno un valido esempio nella strenua lotta protrattasi per circa quattro anni, delle maestranze della vetreria “Sangalli”, che hanno tenuto duro fino a quando non si è trovata la soluzione giusta. Oggi quella fabbrica lavora tranquillamente, ha accresciuto la sua presenza e incidenza sul territorio. Un valido esempio che dimostra che al sud, anche da queste parti, è possibile impiantare e far prosperare attività imprenditoriali capaci di assicurare occupazione e sviluppo economico. Consentire la deportazione di quella azienda sarebbe un duro colpo, un viatico oltremodo negativo, per le legittime e fondate ambizioni del territorio sul quale si sono attrezzate le ZES in prospettiva di un essenziale rilancio economico.
Michele Apollonio