Martedì 19 Novembre 2024

Caratù su nomina amministratori Ase: “E’ colpa dei commissari”

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È in scena l’ultima puntata della novella A.S.E. Manfredonia.

Come in tutte le novelle, si susseguono colpi di scena, imprevisti e giravolte. Accadimenti profondi e stravolgenti, ma che non cambiano la storia, anzi arrivano a renderla noiosa e lontana dalle reali esigenze dei suoi abitanti. Per certi aspetti una narrazione irritante, scostante, ritenuta inutile per i più, utile solo per pochissimi. È bene ricordare che quella macchina farraginosa viene interamente pagata dai contribuenti onesti, che si fanno carico anche delle mancanze dei contribuenti insolventi ed evasori, attraverso l’unica tassa di scopo finalizzata al costo del servizio ovvero la Tari.

Ma andiamo per ordine esponendo dapprima i fatti.

Il Dott. Rossi, a cui lungamente si era contestata la lontananza dall’azienda (sia per residenza anagrafica che per l’impegno lavorativo concentrato principalmente su altri incarichi), si dimette.

Non stupisce i più attenti, dato il calo della percentuale di raccolta differenziata sul totale ed il conseguente degrado evidente della città. In questo caso il curriculum stellare del Dott. Rossi non è bastato a risanare le profonde mancanze dell’A.s.e.

Alle sue dimissioni segue l’assemblea dei soci A.s.e., che cambia la governance dell’azienda non nominando un nuovo amministratore unico, ma decidendo di costituire un consiglio di amministrazione composto da tre componenti, non modificando il metodo di reclutamento che era stato fortemente voluto dai commissari prefettizi. Inoltre determinano che fra i componenti del consiglio di amministrazione dovrà essere individuata una figura principale, esperta in finanza e controllo.

Il Segretario generale del comune di Manfredonia, con propria determinazione N. 410 del 24 Marzo 2023, pubblica la graduatoria per il nuovo cda A.s.e. s.p.a.

Ringraziamo i dottori Guadagno, Ognissanti, e l’ing. Tedeschi per il lavoro a loro richiesto e svolto, tuttavia ritengo doveroso evidenziare criticità tecniche ed anche obiezioni di natura politica.

Partiamo con le criticità tecniche.

Alacremente all’opera, la commissione raccoglie le domande per selezionare i candidati, escludendone due con motivazioni incoerenti rispetto al bando pubblicato. Altre candidature, seppur inviate, non risultano da nessuna parte. Successivamente ne escludono altre, pur ammettendo di riscontrare in tali candidature degli elementi rilevanti al ruolo da ricoprire.

Ne rimangono dunque otto, di cui una sola di genere diverso dalle altre candidature selezionate.

Dato che nel bando viene espressamente indicato il concetto di “equilibrio di genere” nel cda, logica vorrebbe che l’unica candidatura riferita ad una persona di genere diverso rispetto alle altre venga nominata. Mancherebbero dunque da nominare altri due componenti. Questo non è avvenuto.

 

Gli esaminatori pubblicano una graduatoria dei meritevoli, senza indicare quale sia stato il metodo di valutazione dei meriti quali titoli di studio, specializzazioni, esperienze professionali e lavorative.

Supponiamo che abbiano avuto più peso le conoscenze burocratiche e amministrative (vista la richiesta di esperti in finanza e controllo) e che abbiano contato poco o niente le esperienze tecniche o pratiche. Queste sono solo supposizioni, in quanto nulla viene specificato nella determinazione.

 

Questa graduatoria tuttavia non rispetta il concetto di “equilibrio di genere” espresso nel bando, in quanto i primi tre vincitori sono tutti dello stesso genere.

La graduatoria viene allora riformulata, sostituendo al terzo in graduatoria il quarto, di genere diverso, che dunque vince il bando pur essendo meno meritevole di quello che era il terzo in graduatoria, sempre secondo il metro di giudizio della commissione che non è dato conoscere.

Con che spirito i due professionisti possono affrontare un incarico di tanto impegno con questi presupposti? Per assurdo, l’escluso potrebbe essere l’unico l’esperto in finanza e controllo o viceversa l’unico che abbia studi ed esperienze professionali tecniche.

Così non va!

Questa selezione fa acqua da tutte le parti, dando la possibilità di ricorsi e contenziosi infiniti e lasciando spazio anche ad interpretazione maliziose.

Entriamo dunque nel merito ponendo degli spunti di riflessione:

– gli esclusi possono facilmente invalidare la graduatoria perché come prevede lo stesso bando le eventuali incompatibilità devono essere rimosse al momento della nomina e non in fase di selezione delle candidature.

Inoltre tra i non valutati ci sono professionalità che hanno già operato con incarichi simili all’A.s.e. e neanche valutati perché queste esperienze sono state ritenute rilevanti ma non a sufficienza.

– la composizione della commissione esaminatrice risulta in contrasto con lo statuto dell’azienda.
Innanzitutto manca il componente del comune di Vieste, anche se ha deciso di non partecipare per sua scelta. Ma a sua volta potrebbe fare una sua selezione in opposizione a questa, come previsto dallo statuto.

Inoltre sempre lo statuto recita che i componenti della commissione giudicatrice debbano essere professionisti “esperti di comprovata fama“. Questa “comprovata fama” ed esperienza non mi pare di riscontrarla negli ottimi servitori dello Stato che compongono la commissione giudicatrice.

– non posso fare a meno di notare l’assenza nella commissione giudicatrice del dirigente che, per conto del comune di Manfredonia, si occupa di finanza e controllo sugli atti dell’A.s.e. s.p.a. Ironico in quanto viene esplicitamente ricercata una figura esperta in finanza e controllo.

– com’è possibile che una selezione del genere si svolga solo con una valutazione dei curriculum, peraltro autocertificati dal candidato, e che non prevenda almeno un colloquio?
Colloquio che invece per l’assunzione dei netturbini fu obbligatorio e determinante.

– com’è possibile effettuare una selezione di così alto livello senza indicare nel bando la retribuzione? Viene scritto che verrà determinata successivamente. Questa è la negazione della buona pratica di finanza e controllo, e difatti limita la partecipazione al bando ai candidati più preparati. Viene da chiedersi se la retribuzione sarà determinata in funzione dei vincitori.

E se i vincitori non accettassero la retribuzione? Avremmo solo speso sei mesi e danaro pubblico invano. Poniamo il caso che rinunciasse proprio l’unica vincitrice di genere diverso, la graduatoria sarebbe da ritenere nulla?

Ed infine essendo i vincitori non residenti (come il vecchio amministratore) saranno rimborsate le spese di trasferta, vitto, alloggio e contributi vari? Ne sarà assicurata l’assidua presenza in azienda? Rischiamo di cadere dalla pentola alla brace e con un buco finanziario quantificabile fra i trecento e i quattrocento mila euro, fra retribuzioni, indennità, contributi spese e contributi previdenziali.


Per concludere, dal punto di vista politico è una sconfitta pura e semplice.

Di seguito entriamo nel merito delle criticità politiche.

 

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