Giovedì 21 Novembre 2024

La lunga storia del Contratto d’area di Manfredonia

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Il contratto d’area di Manfredonia fu avviato il 31 luglio 1997, accordo firmato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1998 con il conseguente accordo fra le amministrazioni: Manfredonia – Mattinata – Monte Sant’Angelo e le parti sociali che stipularono anche un protocollo di legalità. Un progetto territoriale di sviluppo industriale conseguente alla chiusura del petrolchimico Enichem, ormai obsoleto e che aveva perpetrato, nell’arco di 20 anni (1969-1988) una devastazione della piana di Macchia che nemmeno i nostri figli avranno la fortuna di vedere risanato. A causa del processo di deindustrializzazione, l’ambito territoriale che accerchia la sfortunata e ancora meravigliosa piana di Macchia rientrò nella definizione di “area di crisi” e risultò in possesso dei requisiti necessari per l’attivazione di un Contratto d’Area. Per attivare le sovvenzioni globali da parte dell’UE, occorreva un soggetto intermedio che avesse i requisiti necessari, si costituì la società consortile per azioni Manfredonia Sviluppo con capitale sociale di 200 milioni di lire: Enisud 40%, Finpuglia 25%, Assindustria Foggia 26%, Confcooperative Puglia 1,5%, Confcommercio Foggia 5%, Asi Foggia 2,5%, successivamente entrarono a far parte della società anche i tre comuni interessati. Dopo ben 25 anni l’area ex Enichem continua ad essere area di nuovi insediamenti industriali nonostante soggetta ad una blanda attività di bonifica da parte di chi ha devastato quel territorio e senza la presenza di un ente terzo vigile che verifichi lo stato dei lavori. Chi controlla lo Stato e le sue partecipate? Sul fronte “nuova” area industriale di Manfredonia la questione è diversamente complicata. L’insediamento in un territorio con diversi vincoli ambientali, tanti soldi mal gestiti dalle amministrazioni comunali che nell’arco di 25 anni non sono state in grado di organizzare e strutturare i servizi essenziali per le “poche-tante” aziende che ancora oggi devono barcamenarsi nella soluzione dei tanti disservizi. Durante il recente commissariamento comunale, il Prefetto Piscitelli incaricò il dirigente comunale Ing. Di Tullo a riorganizzare i servizi urbanistici nell’area industriale di Manfredonia e, grazie anche alla collaborazione del preparatissimo Ing. Andrea Trotta, si è cercato di ricostruire una storia lasciata monca e buia da un dirigente comunale andato in pensione. Un lavoro che è stato ripreso con grande attenzione dalla nuova amministrazione Rotice, concentrata a risolvere le annose questioni irrisolte delle aree industriali ed artigianali di Manfredonia la cui delega politica è stata affidata al giovane assessore alle attività produttive Antonio Vitulano. “Sovente un amministratore è preoccupato dalla bontà imprenditoriale di chi viene ad investire nel territorio. A Manfredonia, nell’area Industriale a sud adiacente alla SS89, questa selezione è avvenuta naturalmente. Le oltre 50 aziende sopravvissute ed oggi operanti hanno dimostrato essere capaci di produrre ricchezza, in un’area priva di infrastrutture funzionanti. E sì perché amministrare deriva da ministro che significa essere servo. Ed il servo deve servire il territorio non servirsi di esso. Questo è purtroppo mancato politicamente, troppo distratti alla versione affidata a persone incompetenti, la soluzione di problemi non complessi ma solo un po’ complicati. Sì è vero v’è un vincolo europeo che spaventa, ma ha tenuto lontani proprio coloro che non vogliono essere servi (utili) al territorio ma servirsene, deturpare, approfittando della distrazione Amministrativa. Io invece ci credo” è quanto asserisce l’Ing. Andrea Trotta specializzato in idraulica e geotecnica.

Raffaele di Sabato

 

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