Giovedì 21 Novembre 2024

Da Seasif al Paradiso

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La lunga gestazione del progetto “Paradiso sviluppo” accredita la serietà dell’iniziativa che si prefigge di avviare il dichiarato «sviluppo presente ma anche in continuo divenire, sempre attento alle esigenze del territorio che sebbene violentato in più parti, deve essere considerato paradiso dei cittadini». È dal lontano 2018 che i promotori di questo progetto lavorano per metterlo a punto nei suoi vari particolari normativi, tecnici, finanziari, organizzativi. Un programma di interventi che aprono orizzonti che si erano persi al punto di ritenerli irrecuperabili. A cominciare dagli imprenditori locali vogliosi e determinati a rompere quell’egemonia forestiera o statale che da oltre un cinquantennio ha occupato il suolo locale con iniziative che se all’abbrivio hanno prodotto benefici di vario genere, alla lunga e senza voler rinnegare quei benefici che hanno fatto comodo, si sono rivelati delle trappole che ancora oggi stringono il territorio e le popolazioni in una morsa soffocante. Col senno di poi possiamo dire che il territorio è stato svenduto magari nella illusione di creare le premesse per quell’agognato e spesso proclamato benessere che si è presentato con le vesti di una illusoria industrializzazione rivelatasi un drammatico trabocchetto, tale anche probabilmente per gli stessi patrocinanti di turno in buonafede arrivati qui come novelli messia di un futuro magico che, se tale è apparso agli inizi, è svanito nel nulla lasciando sul posto il classico pugno di mosche. Così come in buonafede si devono ritenere quei governanti locali, espressione dello stesso popolo, che forse più per ingenuità che imperizia, hanno accompagnato e spesso favorito quel movimento che veniva chiamato “sviluppo”. Un viatico che la città, il territorio, la popolazione hanno dovuto amaramente ingoiare per arrivare a discernere quel che è bene per la città da quello che è male. Lo attestano le ripetute prese di posizione ferme, motivate, unanimi contro quelle iniziative di “sviluppo” che ancora oggi si vorrebbero introdurre su quella scia. Il motivo latente ma impresso indelebilmente sullo sfondo, quell’occupazione da sempre carente. Il vulnus storico di questa terra-mare che non si è riusciti a valorizzare come si potrebbe e come merita. Anche qui fa capolino quella ingenuità-incapacità dei locali a mettere a frutto le risorse a disposizione. Ed è così che hanno buon gioco quelli che da fuori arrivano e allettano con i famigerati trenta denari. Oggi questa prospettiva si chiama Seasif. È già operante sul posto con allettamenti da far venire le vertigini. Ma l’anello al naso è caduto. I manfredoniani sono diventati tutti dei San Tommaso. Quella iniziativa multi-milionaria, multi-occupazionale e tanto altro, è stata analizzata nei suoi anfratti e giudicata per quella che è. Lo specchietto che l’ha richiamata su queste sponde è rappresentato dalle Zone economiche speciali (ZES), dai privilegi non solo economici che presenta. Se le cose avranno uno sviluppo logico e naturale, quella azienda dovrà trovarsi un’altra Zes. Anche perché il Piano strategico della Zes di Manfredonia-Monte Sant’Angelo esclude tassativamente quel tipo di attività. E poi c’è il Paradiso. L’iniziativa made in Manfredonia pare voglia mantenere quel che il nome promette: un Paradiso di sviluppo. Le attività che intende realizzare non hanno nulla a che fare con l’industria tradizionalmente intesa: sono previsti padiglioni per l’import export via mare e via terra di prodotti alimentari; per produzione di parti di ricambio elettronico e meccanico; una fabbrica di tipo 4.0 per la produzione e sviluppo di accumulatori intelligenti di nuova generazione; ma anche un laboratorio farmaceutico; una mensa con preparazione di cibo per asporto; addirittura una scuola di formazione professionale e persino un albergo per riprendere il discorso del turismo a Manfredonia. Insomma si vuole ridare fiducia e speranza a Manfredonia.

Michele Apollonio

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