“Tanto tuonò che piovve!” Grazie all’archeologo Giuliano Volpe e ad un gruppo di appassionati studenti si è lavorato “in tre zone della Siponto medievale: anfiteatro, centro città e porto”, al fine di “capire qual è il potenziale informativo di ciascuna area”. Una vicenda che ha avuto inizio negli anni trenta, grazie al dott. Raffaello Di Sabato (quale Ispettore Onorario Ai Monumenti e Scavi per il Comune di Manfredonia), che, fin da allora, ha portato alla luce “la platea di un’antichissima basilica paleo-cristiana, coperta da un magnifico pavimento, con parte degli edifici a questa annessi oltre a cospicue preesistenze di epoca romana, un vasto sepolcreto, tre sarcofagi” (per averne completa contezza, si legga “Il Giornale degli Scavi Archeologici di Siponto-1936-1937”, a cura di Giuseppe Di Sabato). Già da quell’epoca, però, in molti si sono attribuiti meriti e conquiste che altri avevano prodotto. In primis, L’on. Labadessa. Grazie ad un intelligente espediente – il dott. Raffaello Di Sabato, alla scoperta di un pilastrino, aveva artatamente condiviso l’idea che fosse un elemento di un tempio di Diana, al solo fine di indurre la Sovrintendenza a dare inizio agli scavi – il 20 ottobre 1936 si diede inizio agli scavi. E l’on. Labadessa si assunse il merito dell’iniziativa e delle scoperte, sol perché (ad un mese dall’inizio degli scavi) con la costituzione dell’Ente Fascista Dauno per i Monumenti e l’Arte di Capitanata, del quale era diventato presidente, mise a disposizione i fondi del Consorzio di Bonifica della Capitanata, del quale era Commissario. Purtroppo, gli scavi vennero interrotti nel 1938, per insipienza di chi doveva contribuire a finanziarli. Nonostante tutto, le scoperte continuarono fino a quando il Signore chiamò a sé il dott. Di Sabato (1944). Ripresero negli anni 53-55. Quindi, ai giorni nostri. Dei meriti e dell’attività del dott. Di Sabato nessuna menzione. Il dott. Di Sabato, repubblicano mazziniano, inviso al Regime Fascista, fu completamente obliato. Dei documenti e rilievi eseguiti, nessuna traccia, né mai citazione alcuna del suo nome. La qualcosa venne fatta rilevare alla dott.ssa Marina Mazzei, illustre archeologa, autrice del prezioso volume “Siponto Antica”. In occasione di un convegno sull’argomento, Ella si è stupita, confessando che negli archivi non aveva trovato alcun riferimento al reale e vero autore “dell’impresa”, “Scavi di Siponto” del periodo fascista. E questo è stato ed è, ancora oggi, il motivo per il quale tanti mistificatori, dei quali per “carità cristiana” non si riferiscono i nomi, si sono arrogati il merito dei ritrovamenti della prima stupenda “avventura” alla ricerca delle testimonianze della meravigliosa storia dell’Antica SIPONTO. E di questa “avventura” e della sofferta esistenza del dott. Raffaello Di Sabato, ho ritenuto di dover raccontare le vicissitudini, pubblicando il testo: “RAFFAELLO DI SABATO – Una Vita per Siponto e Manfredonia.
Onorino di Sabato