Il Fico d’India è una delle piante più diffuse nell’area del Mediterraneo e soprattutto nelle Regioni del Sud dell’Italia avendo trovato, questa cactacea, le condizioni ideali per la sua moltiplicazione e quindi della sua diffusione. Caratterizza il paesaggio del Sud Italia.
Originario dall’America del Sud e non dall’India, come generalmente si pensa, botanicamente appartiene alla famiglia delle piante grasse o Cactacee. Le sue foglie, dette cladodi, sono ricoperte da spine molto acuminate, gli aculei, sui quali crescono prima i fiori e poi frutti.
Le foglie o cladodi sono ricoperte da una cuticola dura che ne impedisce l’essiccamento d’estate e le gelature d’inverno.
I frutti sono ricoperti anch’essi di spine e appoggiate sulla superficie della buccia. Il frutto è costituito all’interno dalla polpa e da numerosissimi semi.
A maturazione completa, la polpa ha un alto contenuto zuccherino, insieme ad altre sostanze nutritive (vitamine, ecc.).
Studiando le piante spontanee con peculiarità sia zuccherine che aromatiche del nostro territorio (ho avuto, nella mia vita, sempre a che fare con piante aromatiche e medicinali: mio nono in Calabria aveva una coltivazione di gelsomino e di bergamotto e agrumi da cui estraeva l’essenza…) e quindi l’interesse per le piante con caratteristiche peculiari mi ha sempre affascinato.
Essendo stato anche un chimico, ho anche le conoscenze delle operazioni fondamentali per l’estrazione, purificazione, ecc. delle matrici a carattere vegetale.
Tornando al fico d’india , ho fatto alcune ricerche per la caratterizzazione di questo frutto e le possibili utilizzazioni , e ho scoperto cose veramente straordinarie che possono senz’altro avere uno sbocco anche per la produzione dei prodotti che hanno caratteristiche diciamo, molto accattivanti.
- Produzione di un mosto cotto di ficodindia ottenuto mettendo i frutti nell’acqua calda a 60/70 gradi per 2 o tre ore e poi filtrando il succo zuccherino …dopo alcune operazioni di estrazione , il liquido zuccherino limpido si concentra fino ad una densità di 1.3 ottenendosi così un concentrato che può essere utilizzato nei modi che specificherò in seguito.
- Dopo aver fatto la separazione, sul filtro rimangono i semi che saranno raccolti ,lavati e conservati…e la polpa esausta che potrà essere messa nel terreno come ammendante.
- Produzione di marmellata di ficodindia utilizzando la polpa zuccherina separata dai semi e opportunamente concentrata.
- Produzione di distillato alcoolico dalla fermentazione dell’estratto zuccherino della polpa per la produzione di un distillato a 35 gradi aromatizzato con la buccia di ficodindia.
Il Mosto cotto concentrato , abbastanza denso può essere utilizzato tal quale in sostituzione del miele, per dolcificare le cartellate e altri dolci tradizionali.
Il mosto cotto concentrato , unito in adatte proporzioni ad un buon aceto di vino ed aromatizzato con erbe aromatiche locali (rosmarino, salvia, timo, ecc) dà origine ad uno straordinario aceto aromatico con caratteristiche peculiari del territorio eccezionale per insaporire arrosti, insalate, ecc.
I semi poi hanno uno straordinario valore finora ignorato
Dai semi con opportuni solventi si estrae un ricercatissimo e costosissimo olio usato specie dalle donne orientali per la cura e la bellezza della pelle.
E’ questo un prodotto con un mercato praticamente vergine.
Il metodo di estrazione è abbastanza facile …l’ho prodotto agevolmente in laboratorio.
Tutti questi prodotti li esporrò in una mostra che spero di allestire quanto prima.
Questo mio contributo, come altri, anche di tipologia diversa, saranno da me proposti perché ritengo giusto che se nella vita si acquisiscono conoscenze, queste non ce le dobbiamo portare nella tomba ,ma debbano essere messe a disposizione di coloro ( e mi riferiscono ai giovani volenterosi ed amanti della propria terra) che non devono andare via ma che hanno davanti a loro delle praterie di saperi e di sapori che il loro territorio mette gratuitamente a loro disposizione.
Aldo Caroleo