E’ strano, ma si è diffusa la convinzione che i meridionali, una volta emigrati al Nord, dimenticano le proprie origini, e quello che è più mortificante, parlano male del borgo natio e decidono di non farvi più ritorno: “Milan è un gran Milan!”. Il nostro concittadino, Eugenio La Scala, però, non si è fatto ingannare da tale luogo comune. Non solo è ritornato a Manfredonia, se pur dopo oltre quarantacinque anni di lontananza, ma vi ha fatto ritorno non solo ricco di esperienza, ma carico di successi per le eccezionali doti che ha saputo esprimere. Innamorato della musica e dotato di una splendida voce, a soli sedici anni, si è meritato la partecipazione a Castrocaro, superando la selezione di Taranto. La sua vena artistica, ormai, diventa oggetto di esibizione in ogni luogo, tant’è che, viaggiando in treno, per recarsi a Foggia, ove si era iscritto all’Istituto Industriale, invitato dagli amici di viaggio, li delizia con melodie del tempo, meritando applausi. Il lavoro, però, una volta conseguito il diploma, lo chiama in altri luoghi, portandolo fino a Milano dove, con gran successo intraprende l’attività di assicuratore, a tale attività incaricato da grosse e titolate società. Per svolgere tale lavoro, si sposta prima a Magenta e, poi, a Verona ed Abbiategrasso. Ritornato a Magenta, incontra un sacerdote, il quale, conosciuta le sue qualità canore, lo invita ad organizzare feste musicali in parrocchia, durante le quali coinvolge giovani d’ogni estrazione sociale. Il nostro Eugenio non manca di trasmettere le sue qualità ai figli, tre, e nipoti, ben nove, una dei quali, Alessia, si esibisce in giro per il mondo, quale provetta artista, mentre uno dei tre, Armando, gli succede nella gestione dell’agenzia di assicurazione. Ormai, soddisfatto per aver realizzato i suoi sogni, decide di ritornare alla sua cara Manfredonia, che ha sempre serbato nel cuore. Tutto poteva fargli credere che di lui e della sua fama nessuno più avrebbe serbato memoria e né che i suoi successi non sarebbero pervenuti fin quaggiù. Lo ha smentito il nostro caro Arcivescovo, Mons. Franco Moscone. Un giorno sente suonare il campanello della sua porta: era un messo del prelato, il quale lo invitava ad un incontro con Padre Franco. Le sue doti canore erano pervenute anche a quest’ultimo che lo invitava ufficialmente ad animare il 105° anniversario della fondazione della Casa di Riposo “Anna Rizzi”. E dulcis in fundo, apriva i festeggiamenti della Vergine di Siponto, il 29 agosto di quest’anno. Il nostro caro concittadino, però, non ha perduto l’occasione di rallegrarci con il suo canto, esibendosi in Piazza del Popolo, in occasione dell’apertura del carnevale di Manfredonia. I ripetuti e sonori applausi che gli sono stati tributati sono stati, al certo, un meritatissimo premio a chi non solo ha saputo esprimere le sue doti canore, ma vieppiù ad un caro manfredoniano che non ha mai dimenticato, nella sua vita, le ricchezze straordinarie della nostra cara Manfredonia.
di Onorino di Sabato