Incontro il Governatore della Puglia al termine di una giornata intensa di lavoro, una come tante per il personaggio che indubbiamente rappresenta. La sua camera è piena di carte in un disordine intricato che sembra voler sottendere un ordine segreto che riflette l’audacia spontanea, a tratti irriverente, smisurata di Michele Emiliano.
Stanco Presidente? “Sinceramente credo di aver dimenticato cosa sia la stanchezza. Mi capitava di provarla quando mi fermavo. Ma è una vita che non mi succede”.
Da quando è alla guida della Regione? “No, da prima, da molto prima. Ricordo, ero ad Agrigento, alle mie prime armi da magistrato. Il tempo non lasciava mai spazio alla stanchezza. Il lavoro ti avvolgeva come in uno spazio indefinito, interminabile. Era così per me, come per Giovanni Falcone e Rosario Livatino che incontrai sulla mia strada. E le cose non sono cambiate neanche quando sono andato a Brindisi per poi tornare a Bari nella Direzione Distrettuale Antimafia”.
Nel 2004 diventa sindaco di Bari e, dopo due mandati alla guida della sua città, nel 2015 è eletto Presidente della Regione. “Si, la politica ma direi che è stato più l’amore per la mia terra a spingermi per spendermi sul versante di interessi collettivi. Ma le assicuro che non sono stanco se è questo che vuol sapere”.
Quindi si farà un terzo mandato in Regione? “Guardi, è presto per parlarne, l’ho detto, lo ripeto anche a lei. Noi abbiamo una squadra larga, inclusiva che può contare su personalità di spiccato profilo sociale, a cominciare da Antonio Decaro. Il punto è che bisogna ragionare sul tema delle generazioni che dovranno continuare la bella storia di governo che in vent’anni ha cambiato tutto in Puglia. Se nulla è scontato significa che nulla è escluso. C’è una discussione aperta che riguarda il terzo mandato nelle regioni e nei comuni nel Paese. È una discussione in cui ci siamo anche noi, ma che non riguarda solo i pugliesi, me o Antonio (Decaro n.d,r.)”.
E sul terzo polo cosa dice? “Che hanno fatto altre scelte e che devono logicamente lasciare la casa che del tutto legittimamente hanno deciso di abbandonare. Stare in paradiso a dispetto dei santi non funziona. Anche perché di qui a breve si voterà a Brindisi, a Foggia e lì le alleanze con Azione e Italia Viva non saranno praticabili e quindi non si faranno perché la coalizione è quella già in campo con il Pd, i 5 Stelle e la galassia del civismo. Conservare ruoli, investiture ricevute da una maggioranza di cui non si è più parte è una maniera disinvolta che denota una protervia inaccettabile. È lapalissiano mi pare”.
Ma Renzi e Calenda hanno lasciato liberi i quattro consiglieri che hanno aderito al terzo polo di scegliere se rimanere o meno in maggioranza. “È una semplicioneria che può funzionare a casa propria non in quella degli altri. Per essere più chiaro, loro sono andati via e devono essere conseguenti non perché lo dico io, ma perché è la politica che lo impone a lume di logica. È vero anche che Renzi ci ha abituati a sentire tutto e il contrario di tutto. Ma bisogna essere seri”.
Ma lo dice anche Calenda. “Calenda? Non conosco”.
Quindi non la preoccupa il Terzo Polo? “Non sono mai stato attratto dagli sport equestri. Nella vita ho preferito il rugby, la pallacanestro, insomma pratiche meno elitarie. Ma di che parliamo? Ha visto la figura che hanno fatto nel Lazio e in Lombardia”?
La Puglia è stata promossa per i Livelli Essenziali di Assistenza raggiunti. Contento? “Saranno contenti i pugliesi. Nel 2015, appena eletto presidente, eravamo in coda, al penultimo posto. Ce ne siamo dimenticati? Abbiamo lavorato sodo in questi anni. Mi incoraggia sapere ora che la Puglia è l’unica regione del Sud promossa”.
Come valuta lo stato di salute della sua coalizione in Capitanata. “Non più tardi di qualche giorno fa è stato eletto Giuseppe Nobiletti alla presidenza della Provincia. Mi pare sia un segnale chiaro in una terra che vuol riscoprire le sue radici. Del resto, il lavoro responsabile, generoso che Raffaele Piemontese e Rosa Barone portato avanti per la Capitanata nella Giunta regionale è il frutto di una squadra calata nella realtà. Lo dicono i fatti”.
Crede possibile una nuova primavera per un centrosinistra allargato nella provincia di Foggia? “Veda, il lavoro paga, paga sempre. E con pazienza vince solo chi dura. Conosco Foggia e la sua provincia molto bene. È un pezzo bellissimo di Puglia. Anni fa, nel 2014, ho fatto l’assessore alla Legalità nel comune di San Severo, al fianco di un bravo sindaco come Francesco Miglio. Da allora è nato un rapporto speciale con la comunità dauna che ha un carattere particolare, a volte aspro, ma è gente volitiva ed operosa, che ha un forte senso di appartenenza e questo è un valore importante. Per venire alla sua domanda, penso che questa tempra genetica sarà ancora una volta decisiva per riaffermare i principi identitari che porta nella carne. Le città della Capitanata sono gioielli che trasudano questa storia, da Lucera a Cerignola, da San Severo alla splendida Manfredonia. E poi c’è Foggia che va rimessa in piedi, presto, con la forza ed il coraggio dei suoi giorni migliori. Foggia ha avuto grandi sindaci nella sua storia. Da Imperiale a Telesforo, da Pepe a Forcella, da Salvatori a Graziani e allo stesso Agostinacchio, poi c’è stato un vuoto pauroso che va colmato, presto”.
Questo significa che vincerete anche a Foggia? Ha un nome?“Quante cose vuol sapere oggi! Ma le rispondo in maniera indiretta con un’altra domanda: vogliamo ricordare quel che è stato capace di fare il centrodestra in questa città, infangata da uno scioglimento per infiltrazioni mafiose? Guardiamo avanti, ma senza dimenticare quel che è accaduto che i foggiani non meritavano”.
di Micky dè Finis
Ospitiamo con piacere un’intervista esclusiva del Presidente della Regione Puglia rilasciata al nostro editorialista Micky dè Finis. Ringraziamo Michele Emiliano per l’attenzione e la disponibilità manifestata verso la nostra testata.
Raffaele Di Sabato, Direttore