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PER CHI aveva immaginato (tantissimi gli scettici, pochissimi gli speranzosi) che i forti, comprovati e pubblici scossoni abbattutisi sull’assetto politico amministrativo di Palazzo San Domenico potessero in qualche modo chiarire i tanti buchi neri che si sono prodotti, non ha avuto tempo di riflettere sui vari accadimenti tanto veloce è stato il recupero dello status quo ordinario. Come a dire non è successo niente. “Tuttappost!” per dirla con lo slogan del Carnevale di Manfredonia.
IL SINDACO Gianni Rotice, fulcro portante dell’amministrazione comunale ma anche delle tante vicende che sono arrivate alla ribalta in questi ultimi giorni, afferma in un post che «è lecito pensare che a creare confusione e marasma non possano essere gli stessi amministratori e tantomeno l’on. Giandiego Gatta, che per il ruolo nazionale che ricopre è e rimane, con il suo partito, il principale punto di riferimento per l’amministrazione e per Manfredonia. A creare frizioni, malumori, aspettative che non possono essere soddisfatte ci sono “altri”, che utilizzano le parole come dardi infuocati per colpire chi tenta di risollevare la Città dal baratro in cui era precipitata. Altri, dietro le quinte, come burattinai, manovrano nel tentativo di riportare in auge l’ancien regime, bocciato più di un anno fa dai cittadini liberi nelle urne».
TRA le varie forze politiche, nei circoli culturali, tra la gente, riecheggiano con maggior forza interrogativa i dilemmi scaturiti dagli eventi burrascosi susseguitisi in seno alla maggioranza di governo: il licenziamento in tronco di Angelo Salvemini, uno dei punti di forza della brigata Rotice, per le infuocate rivelazioni-accuse in merito all’appalto milionario dei servizi energetici e di illuminazione cittadini, allo staff a servizio del sindaco illegale, ai disservizi degli uffici comunali; le dimissioni del dirigente del settore opere pubbliche come reazione alle pesanti accuse rivoltegli da consiglieri della maggioranza in aula consiliare; l’allontanamento obbligato di Pecorella; il “tradimento” o i “tradimenti” connessi con le elezioni alla provincia di Foggia perse dal centrodestra per colpa, è stato esplicitamente evidenziato da Forza Italia, di quel segmento guidato da Rotice che ha votato in maniera difforme dalle direttive date dall’on. Giandiego Gatta, stratega delle “vittorie” di Rotice.
«NORMALE dialettica all’interno delle forze di maggioranza della città» giustifica Rotice. Si trincera dietro il «mostro Energas» e le problematiche incombenti coinvolgendo l’on. Gatta che continua a mantenere il più assoluto silenzio: «Il lavoro che non c’è, la fragilità economica e sociale di molte famiglie, le difficoltà quotidiane degli anziani, la sanità, il decoro urbano, i ragazzi sempre più soli, gli operatori economici spesso dimenticati» elenca. «Sono macigni – rileva – che pesano sulle spalle del sottoscritto e della sua maggioranza, impegnata quotidianamente a dare risposte concrete». E infine afferma che «È tempo – asserisce – di farci tutti insieme costruttori della nostra casa Comune; è tempo di mostrare coerenza e responsabilità e pensare solo alla nostra amata città, Manfredonia».
URGE – si riflette in città – rimettere ordine in seno all’esecutivo. Si pensa ad un rimpasto tenendo presente le falle e le distorsioni politiche verificatesi.
Michele Apollonio