STEFANO Pecorella non fa più parte dello staff del sindaco Gianni Rotice. Il gruppo inizialmente di quattro persone chiamate da Rotice per supportare il suo governo della città, ridottosi a due Stefano Pecorella, appunto, con le funzioni di capo di gabinetto, e Matteo Palumbo, con funzioni di addetto stampa. Quando ne annunciò la costituzione, Rotice tenne a dire che la loro presenza era a titolo gratuito. Dopo qualche mese spuntò una delibera che assegnava un compenso di diecimila euro a Pecorella e ventimila euro a Palumbo. Successivamente a seguito dell’incalzare delle proteste sulla presenza “abusiva” di quello staff sia pure in formato ridotto, il sindaco in un post annunciava che i loro compensi non pesavano sul bilancio comunale. Una dichiarazione che ha ancor più aggravato la illiceità della presenza di quelle figure non facenti parte della struttura burocratica del Comune. Chi li pagava? A che titolo? Pecorella veniva indicato come l’alter ego del sindaco (Salvemini) che convocava e presiedeva la giunta e qualsiasi altra riunione funzionale al sistema amministrativo. Una situazione di irregolarità denunciata energicamente non solo delle opposizioni consiliari.
L’ALLONTANAMENTO di Pecorella non deriva tuttavia dalla presa d’atto della illegittimità della sua posizione in Comune (rilevata dal Prefetto di Foggia), bensì come primo effetto della resa dei conti in seno alla coalizione di centrodestra dopo lo strappo consumatosi nelle elezioni alla Provincia di Foggia dove Rotice ha votato in modo difforme dalle direttive del centrodestra attestato su Forza Italia e dunque dall’on. Giandiego Gatta, grande sponsor e “consigliore” dell’ascesa di Rotice a Palazzo San Domenico.
UN ALTRO pezzo in meno nel puzzle della brigata Rotice, dopo la defenestrazione dell’assessore Angelo Salvemini (nessuno ha replicato alle sue gravi accuse a Rotice e compagni), sono le dismissioni del dirigente del settore opere pubbliche. E non potrebbe essere finita qui. Anzi. Il mondo politico locale è sul chi-va-là. La celebrazione del patrono San Lorenzo ha visto insieme i protagonisti di quella che il consigliere Raffaele Fatone di 5Stelle chiama «telenovela della crisi di una parte della maggioranza» evidenziando come «dopo solo un anno dalle elezioni, il malcontento è sempre crescente». Crisi rientrata? Può bastare il sacrificio di una…Pecorella?
SECONDO gli osservatori della politica locale, no. Nonostante Forza Italia – si fa notare – abbia politicamente maggiore credito, ha poco peso nell’esecutivo dove è presente con il vice sindaco e un assessore. Tutto il resto è di fatto sotto il controllo diretto di Rotice che ha assommato alle sue deleghe anche quelle dell’ex assessore Salvemini. Un miscuglio di assessori di varia astrazione. Ai titolari della lista “Strada facendo” Rotice e Lauriola, si è aggiunta la Pennella, non eletta, che dopo essere approdata in giunta sotto l’etichetta dei Fratelli d’Italia privi di una rappresentanza, ha ritenuto di scendere dall’occasionale carro disobbedendo alla direttiva di quel partito (“O FdI o Rotice”) e rimanere nella sua poltrona di assessora non si sa bene in forza a quale movimento. Stessa considerazione per l’assessora Anna Trotta, eletta nel movimento “E885” poi liquefattosi, è stata assegnata in quota di “Città protagonista” con libero Palumbo.
INSOMMA: un caotico coacervo di situazioni che si fa beffe dell’elettorato, della sana Politica, con la conseguenza ripetutamente denunciata di una Manfredonia sempre più allo sbando.
Michele Apollonio