La scalata di Giuseppe Nobiletti sullo scranno più alto della Provincia di Foggia è il dato dal quale ripartire per riannodare la matassa intricata della politica in Capitanata. Ho già detto e scritto sulla sconfitta di Nicola Gatta e mi dicono che la mia analisi non avrebbe incontrato il gradimento del diretto interessato. Mi spiace. Il punto è che mi capita di scrivere di rado per piacere a qualcuno ma, se può servire, tornerei sull’argomento con qualche riflessione in più. Allora, perché ha perso Gatta? Semplicemente per non essere riuscito a tenere unita una coalizione che, siamo seri, non avrebbe poi avuto problemi a rimetterlo in pista a patto e condizione di una sua ufficiale dichiarazione di appartenenza al genere di specie, cosa che non è mai venuta, se non quando la diaspora fomentava e le rotture causate diventate insanabili. Tutto qui! Quindi, riepilogando, Nicola Gatta cade per non aver avuto l’accortezza di saper guardare lontano: una sconfitta, la sua, tutta politica! Quel che è accaduto dopo, da un pezzo del centrodestra che si sfila alle astuzie volpine del centrosinistra che non rimane certo a guardare, sono piccoli dettagli scontati quanto prevedibili, inutile gridare allo scandalo o meravigliarsi! Aggiungo, non fosse altro per i miei trascorsi in quel Palazzo quando la politica era la politica, di conoscere bene le dinamiche della Provincia dove si è vista andare in scena una gestione direi opaca, non negativa ma parecchio burocratica e grigia, con territori inascoltati a causa di un dirigismo bollato come eccessivamente autoreferenziale. Un malessere che si è colto proprio nei monti dauni dove il sindaco di Candela, che lì è nato e lì vive, non ha raccolto neanche quel che pensava e sperava. Tutto questo ha consentito al nuovo presidente della Provincia di condurre una campagna molto tattica, forte del sostegno messo sottochiave di Raffaele Piemontese, del Movimento 5 Stelle di Rosa Barone e della galassia civica degli emilianisti di Rosario Cusmai. Conosco bene Nobiletti. Il sindaco di Vieste è persona molto pragmatica e di poche parole, un uomo del fare come racconta la sua storia. Per di più trovo che sia un personaggio coriaceo, sul quale non è facile aver ragione, un vero garganico, qualità che gli permetteranno di reggere il ruolo proprio con quella vision politica che, secondo me, è mancata a Gatta. E difatti della vittoria di Nobiletti ne ha risentito subito il borsino della politica che vede oggi il centrosinistra rinvigorito in vista del grande appuntamento del prossimo autunno quando si voterà a Foggia. Certo è,per quel tempo il centrodestra cercherà, presumo, di affrontare la battaglia del capoluogo con maggiore coesione, ma due macigni appesantiscono il suo impegno prossimo futuro. Il primo, lo ricordo ai corti di memoria, è rappresentato dall’aver causato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose nel Comune di Foggia. È vero che si dovranno ancora celebrare i processi, ma la distanza che divide dall’appuntamento elettorale é troppo breve per far dimenticare quel dramma che ha visto Foggia vivere, come a Pompei, i suoi ultimi giorni. Il secondo macigno è costituito dalla ricerca affannosa ed improba di trovare un candidato che possa farsi carico di quella responsabilità politica. Dico meglio: chi avrà il coraggio di mettere la sua faccia in gioco per il centrodestra? Ne consegue una condizione direi complicatissima da gestire anche perché, altro effetto negativo della disfatta provinciale di Nicola Gatta, in quel che resta della coalizione hanno preso a volare gli stracci, prova ne sia quel che accade nel golfo nella giunta di Gianni Rotice messo sul banco degli imputati per “alto tradimento” proprio da chi ne aveva promosso la sua ascesa come sindaco della città di Manfredonia. Una storia che non lascia presagire nulla di buono anche perché nella resa dei conti già partita, Giandiego Gatta, un felino con falangi terminali robuste quanto adunche, non sembra ben disposto ad ingoiare il voltafaccia di Rotice che, nella sostanza, ha fatto saltare il banco con motivazioni che dovrebbero essere oggetto di un simposio scientifico per l’analisi della strategia per i perplessi! Che dire? Forse la leggenda dei tre giorni della merla è stata fatale per Nicola Gatta. Trovare ricovero in un camino caldo e fuligginoso gli avrà pure allungato la vita, ma non è servito a vincere l’imprevedibile gelo della politica.
di Micky dè Finis