“La malattia fa parte della nostra esperienza umana. Ma essa può diventare disumana se è vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, se non è accompagnata dalla cura e dalla compassione. Quando si cammina insieme, è normale che qualcuno si senta male, debba fermarsi per la stanchezza o per qualche incidente di percorso. È lì, in quei momenti, che si vede come stiamo camminando. […]. Con queste parole forti, cariche di amore verso di chi soffre che Papa Francesco apre il suo messaggio che rivolge all’Umanità perché abbia cura di ”Lui”, in occasione della “XXXI Giornata Mondiale del Malato”che si celebra l’11 febbraio prossimo, perché la compassione è l’esercizio sinodale di guarigione. E su queste basi che l’Ufficio di Pastorale della Salute dell’Arcidiocesi Manfredonia Vieste S. Giovanni Rotondo, presieduto dal Dott. Giuseppe Grasso ha promosso un interessante incontro che ha avuto luogo nei giorni scorsi presso l‘Auditorium “Mons. Vailati” di Manfredonia, presente un folto e attento pubblico. Molto significativo il tema: “Dall’io al noi, nella lotta contro il male”. Relatori; lo stesso dott. Grasso e Fratel Mariano Servadei, M.I. camilliano, della Comunità Madonna della Libera di Macchia (Monte S. Angelo) Ricco di spunti professionali e umani quelli espressi dal dott. Grasso, che, oltre alla sua professione di medico, nel rispetto del testamento di Ippocrate ha posto al primo posto non “l’io”, ma il noi nella lotta contro il male. “La compassione, prendersi cura del malato, come servizio sinodale, sostiene l’oratore – porta necessariamente a stabilire un fil rouge dal quale nasce la capacità di identificarsi con gli stati d’animo di colui che soffre.(empatia).”. Nostro malgrado, però, tutto questo sovente non si verifica perché prevale l’io, dove l’egoismo sfrenato di ognuno di noi produce indifferenza verso i problemi del proprio simile; girare la testa dall’altra parte delegando gli altri a prendersi cura di chi soffre. Non meno interessante e ricco di contenuti la relazione di Fratel Mariano che ha trattato il tema:”Abbi cura di lui”, in particolare sotto l’aspetto sinodale. Nel commentare un brano del messaggio di Papa Francesco che, in questa particolare giornata ci invita: “a riflettere sul fatto che proprio attraverso l’esperienza della fragilità e della malattia possiamo imparare a camminare insieme secondo lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza possiamo renderci utili al prossimo. “L’esempio ci viene dato dalla grande figura del fondatore dell’Ordine dei Ministri degli infermi; S. Camillo De Lellis – afferma l’oratore – che, nonostante la sua infermità, ha dedicato la esistenza nel sostenere i malati sia fisicamente che psicologicamente”. Alquanto numerosi e incisivi gli interventi dei presenti al termine dell’incontro, dai quali è scaturito un dibattito molto critico nei confronti di una società che mette al primo posto l’io e non il noi, non rendendosi conto che dev’essere il contrario. Purtroppo, in una società ricca di contraddizioni, non viene facile distinguere se gli assalti alla vita e alla sua dignità scaturiscano da cause naturali o, se invece, prodotte da ingiustizie e violenze. Purtroppo la realtà è ben diversa: “Abbi cura di lui” e “la compassione come esercizio sinodale” sono diventati concetti astratti, dove le disuguaglianze e il prevalere degli interessi di pochi hanno preso il sopravvento, incidendo su ogni ambiente umano, al punto da rendere difficile, se non impossibile considerare “naturale” qualunque esperienza. Ogni sofferenza si realizza in una “cultura” e fra le sue contraddizioni.
Matteo di Sabato