SARA’ la Magistratura a sbrogliare una matassa che più ingarbugliata di così non si può. Il caso Engie, ovvero l’appalto di circa 40 milioni per la gestione dei servizi energetici e della illuminazione comunali, ha gettato nel più intricato e buio scompiglio l’amministrazione comunale e la sua espressione rappresentativa, vale a dire il consiglio comunale teatro dell’ennesima battaglia su un argomento che avrebbe dovuto costituire un collante per ricercare le soluzioni più acconce ad una questione che riguarda direttamente la città e i suoi cittadini. È invece finita nel modo più deleterio e per tanti versi incomprensibile: dal fitto, animato, spesso gridato tiro incrociato di accuse e rimbrotti tra maggioranza e minoranza, si è capito ben poco dell’argomento, di come effettivamente stanno le cose, ma si è intuito che stanno messe male e che la faccenda non finisce là.
UNA ASSISE comunale lacerata e divisa su tutto con la minoranza compatta che abbandona l’aula lasciando alla maggioranza la piena e completa responsabilità delle azioni intraprese; maggioranza che rigetta l’accapo dalla stessa portato in consiglio; che annuncia il ricorso alla Magistratura in risposta della pari iniziativa promossa dalle minoranze; maggioranza che a causa delle divergenze sulla questione ha perso un suo assessore rimosso dal sindaco per i disaccordi sull’argomento; e così via di questo passo con tutti i corollari mortificanti e deludenti di una pagina politico-amministrativa peggiore di quelle viste e patite dalla città ai tempi bui che hanno richiesto l’intervento dello Stato che ha proceduto allo scioglimento dell’amministrazione in carica.
IL DIBATTITO consiliare (per la verità più uno scambio virulento di accuse) che ha disegnato un quadro raccapricciante della situazione descritta dall’assessore alle opere pubbliche Angelo Salvemini in una lettera-denuncia inviata a sindaco, assessori, e tutti i consiglieri comunali, nella quale esplicita fatti, circostanze, e nomi portati poi personalmente all’attenzione della Procura e del Prefetto di Foggia. Un groviglio di situazioni venuto alla ribalta soltanto con il ritiro dell’accapo Engie portato in consiglio il 27 ottobre e ritirato dalla maggioranza che lo ha riproposto solo alla viglia della scadenza dei termini della gestone Engie.
COME mai tutto questo intervallo nel quale della questione non si è saputo più niente? «Abbiamo approfondito le condizioni della proposta e ci siamo resi conto di tante incongruenze che non la rendono accettabile» ha affermato la maggioranza (Sventurato, Di Staso, Delle Rose) che coinvolto il dirigente Di Tullo attribuendogli responsabilità respinte dalla minoranza. «La verità è che avete preso tempo per consentire a due concorrenti di attrezzarsi e farsi avanti» è stata la spiegazione della minoranza (Schiavone, Ciuffreda, Valente, Prencipe, Valentino, Fatone, Totaro) che ha fatto ampio riferimento alla lettera-denuncia dell’ormai ex assessore Salvemini (il maggior votato alle ultime elezioni, tassello forte dell’amministrazione Rotice) che, tra le tante rivelazioni, fa esplicito richiamo alle «intenzioni/interferenze di qualche componente l’amministrazione comunale evidentemente d’accordo con i proponenti». Stizzita la denuncia dei consiglieri di minoranza delle mail loro arrivate anche da un legale di una delle due aziende concorrenti, ritenute “intimidatorie”.
PIUTTOSTO vaga e astratta la posizione espressa dal sindaco Rotice che ha minimizzato su tutto annunciando che ci sarà un nuovo bando per l’assegnazione del servizio al quale potranno partecipare tutti. Sviluppi giudiziari permettendo.
Michele Apollonio