LA BEFANA con il proverbio popolare che tutte le feste si porta via, non c’entra. La grande kermesse delle “Luci del golfo” se l’è portata via, in anticipo rispetto all’Epifania, la burocrazia, vale a dire quella «organizzazione di persone e risorse destinate alla realizzazione di un fine collettivo secondo i principi giuridici di un dato ordinamento». La burocrazia comunale, nello specifico. Che non avrebbe, secondo gli organizzatori della gran festa cittadina a cavallo del Natale, agito secondo i principi che sovrintendono le funzioni burocratiche. L’avrebbe addirittura boicottata, fino a costringerla a chiudere in anticipo rispetto alla data prefissata; a spegnere le luci che festosamente adornavano e illuminavano corso, piazze e strade per uno spettacolo di grande suggestione.
UN EPILOGO fatale in qualche modo preconizzato dagli inizi contrastati di una iniziatica ideata e realizzata dall’associazione “Io sono partita Iva” che ha profuso impegno e risorse per una manifestazione che si proponeva il duplice obiettivo: di animare una città dolentemente prostrata da una profonda crisi politica-amministrativa-economica e quindi creare opportunità di ripresa commerciale affidandosi ai visitatori che si prevedeva di captare in un periodo festaiolo.
AVEVANO pensato le cose in grande i “partitaiva”. A cominciare dall’ancorare una riproduzione in scala del celeberrimo transatlantico “Titanic” nel fossato del castello ove è stata eretta anche la Casa di Babbo Natale; riempiendo i giardini del castello di sagome di animali e oggetti vari illuminati con colori sgargianti; adornando il corso Manfredi con festoni luminosi; e organizzando sfilate di carri intonati alla ricorrenza natalizia. Un richiamo indubbiamente affascinante che in effetti ha fatto presa facendo arrivare frotte di visitatori anche da province lontane.
UNA GRAN festa sulla quale è piombato sinistro l’ordine di rimuovere il “Titanic” e tutto il resto, dal fossato. Si è così avviato un sordido braccio di ferro tra la pubblica autorità comunale e i “partitaiva”, che ha scombussolato l’organizzazione degli eventi così come preordinati. Casus belli le autorizzazioni che secondo l’autorità che secondo gli uffici preposti non c’erano (non si è capito se non richieste o se richieste e non concesse). Cosicché il “Titanic” è stato dirottato in Piazza dei Maestri d’ascia e la Casa di babbo Natale in Piazza Duomo. Soluzioni anche queste ricusate con tanto d’ordini di sgombero.
UNA FESTA popolare straordinaria evidenziata da una considerevole affluenza di visitatori trasformatasi in un festival di ordini di sgombero, di ricorsi, accuse varie e via discorrendo con l’epilogo di cui innanzi. Sotto accusa è la pubblica amministrazione rimasta assente in tutto questo continuo e assurdo bailamme. Un miserevole e grave retroscena nel quale si sono ricorsi vorticosamente intrighi, condizionamenti, strumentalizzazioni.
VOCI e susurri si rincorrono e si intrecciano in un vortice niente affatto piacevole che vede i cittadini ignari strumenti di giochi oscuri, reclamare chiarezza e trasparenza. Le accuse degli organizzatori sono pesanti. Più di una volta hanno annunciato “clamorose rivelazioni”. Si sono ventilate anche richieste di forti risarcimenti. Si vedrà ora, a bocce ferme, quali saranno gli sviluppi di una esperienza che ben connota l’andazzo cittadino corrente sul quale incombe, senza soluzione di continuità, il carnevale.
Michele Apollonio