Che cosa ha permesso ai Magi, uomini alla ricerca, di trovare il Bambino, e, in quel Bambino la verità a cui tanto anelavano? Una stella, che nel mondo antico era l’unico elemento a cui affidarsi per orientarsi durante i viaggi, per navigare nei mari tempestosi. Da allora, la stella è stata usata come metafora per indicare uno strumento in grado si indicare la direzione da seguire nei labirinti della vita, allo scopo di raggiungere la meta desiderata.
Oggi, in piena postmodernità e in un mondo che si va sempre più liquefacendo, dove tante certezze sono crollate, molte mete sono state cancellate oppure sostituite da altre – spesso più effimere ed evanescenti – le stelle sono state spente.
Il cielo tace e non ci dice più nulla. Il cielo (chiaramente non inteso in senso fisico astronomico) non ci parla più. Quel cielo, che per il filosofo Platone, celava il mondo delle idee e delle grandi verità di cui questo nostro è solo una sbiadita copia, non ha più niente da dirci. Il cielo sta muto mentre viviamo in un mondo di parole inflazionate.
Ma quale cielo? Quello sopra di noi e quello dentro di noi, e che solo i poeti, ogni tanto riescono a rievocarlo.
Senza cielo, non ci resta che la terra, orfana di tutto: di un principio e di una meta, di una direzione e di una mappa. E’ stata la grande provocazione fatta dall’iniziatore del nichilismo: il filosofo Nietzsche.
Veniamo da un passato dove, per aver dato troppa importanza al cielo, ci siamo dimenticati della terra, spesso considerata – da una visone cristiana errata – solo come “valle di lacrime” da cui fuggire. Ma, oggi il rischio è di cadere nella considerazione opposta: che per troppa attenzione alla terra ci stiamo dimentichiamo che non siamo solo terra, ma anche altro.
Il racconto dei Magi ci dice che senza una stella non si può affrontare un viaggio. La stella illumina e orienta la parte sia razionale che spirituale di noi. Spesso la rimuoviamo, ma essa rimane – anche se nascosta – alle nubi che la coprono.
Ma oggi molte stelle, capaci di orientare, sono spente, e in giro vi sono solo stelle artificiali e artificiose. Stelle che luccicano ma che non illuminano. Che seducono ma non orientano. Che attirano e affascinano senza tuttavia aiutarti a camminare con quello spirito libero che ti aiuti ad affrontare le difficoltà della vita.
Allora, questa Epifania, oltre al suo significato religioso, potrebbe avere anche un significato esistenziale e laico. Essa ci invita ad essere uomini e donne capaci di accendere stelle. Riaccendere le stelle spente nei cuori e nelle menti soprattutto delle nuove generazioni. Dovremmo tutti, adulti e giovani, essere accenditori di stelle dimenticate. Ci sono stelle dormienti dentro e fuori di noi che aspettano solo l’occasione giusta per essere riaccese e tornare a farci da guida.
Accendere stelle in famiglia, a scuola, nella vita sociale, in città, nella politica, nella nostra economia, nel mondo del lavoro, nel tempo libero, nelle relazioni e nelle scelte. Stelle capaci di dare luce alle nostre ombre e darci quella speranza giusta e affidabile capace di dare sapore al presente e credito al futuro.
Buona Epifania a tutti!
Michele Illiceto