Manfredonia e territorio ci riprovano. Dopo l’Anic nelle successive edizioni di Enichem-Syndial-Eni Rewind, e il Contratto d’area, arrivano le Zes, ovverosia Zone Economiche Speciali, il progetto innovativo cui sono affidate le chance di un agognato sviluppo economico e occupazionale. La storia di questo territorio carico di potenzialità straordinarie, si appresta a riavvolgere i fotogrammi di un passato denso di promesse avviate ma inesorabilmente finite in sur place per poi scomparire del tutto. Non si può certo dire che Manfredonia non abbia avuto in questo ultimo mezzo secolo, le opportunità per uscire dall’anonimato economico e avviarsi sugli allettanti viali della moderna industria, sinonimo di progresso e sviluppo. Che qui, malgrado le vagonate di risorse finanziarie impiegate, non ha attecchito: le lungimiranti promesse della vigilia non si sono materializzate. Sono rimaste nel limbo delle buone intenzioni. Hanno anzi lasciato, a parte notevoli infrastrutture strutturali, una scia di illusioni e di macerie i cui effetti deleteri non si sono attenuati, per tanti aspetti persistono. Ora la buona sorte si ripresenta con le ZES. Ci sono circa duecento ettari disponibili sui quali impiantare attività economiche. Non ci sono soldi da prendere (come nel passato) ma gli imprenditori che vorranno insediarsi potranno usufruire di benefit sostanziali in termini di agevolazioni fiscali e di facilitazioni burocratiche. Caratteristica fondamentale è l’innovativo sistema della “Autorizzazione unica”, comprensiva cioè di tutta la variegata documentazione necessaria ad un investitore per realizzare il proprio progetto, cui provvederà il Commissario governativo preposto al governo delle ZES. Un sistema innovativo che comporta tempi certi: il suo rilascio dovrà avvenire entro 45 giorni dalla presentazione dell’istanza da parte dell’imprenditore all’apposito “Sportello unico digitale”. Una svolta nella misura in cui il territorio saprà rispondere favorendo gli investimenti che il Piano di sviluppo strategico delle ZES prevede in senso ambientalista. Un territorio appetitoso in considerazione delle infrastrutture di cui è dotato, eredità dei trascorsi tentativi di insediamenti industriali. E dunque il porto, le strade, le aree industriali. Naturalmente c’è molto da fare per adeguarle alle nuove esigenze. In particolare l’area industriale di Coppa del vento, alla periferia ovest della città. È rimasta priva di servizi essenziali quale acqua, fogna e tanto altro. Carenze tra i motivi determinanti della “fuga” della gran parte della sessantina di imprese che si erano localizzate e che hanno funzionato per i prescritti cinque anni. Quell’area in gran parte, per 84 ettari, si aggiunge ai 39 ettari dell’area retroportuale di Manfredonia e ai 75 dell’area ASI-Monte Sant’Angelo. Una circostanza che fa sperare che quelle deficienze denunciate da anni e per i cui interventi sono cadute nel nulla tutte le proteste di quelle aziende che sono rimaste sopportando costi suppletivi penalizzanti, siano risolte. Non è ancora chiaro se ad attrezzare le aree ZES provvederà il Commissario straordinario, oppure se spetta, così come pare più evidente, ai governi locali. Nel caso di Manfredonia, l’attuale compagine amministrativa. Non si vorrebbe che perdurando quelle deficienze strutturali, si perdesse una “irripetibile” occasione di sviluppo economico e occupazionale. Quel che le ZES sollecitano è l’attivazione di una politica economica che è fin qui mancata e che è stata la causa di fondo dei fallimenti registrati. La storia è fatta per insegnare a non ripetere gli errori. Manfredonia è pronta per questa prova?
di Michele Apollonio