AL DANNO si è aggiunta la beffa. Il danno mortificante è quello prodotto dai cinghiali sulle colture; la beffa avvilente è la farraginosità delle procedure burocratiche per il risarcimento dei danni. A raccontare le peripezie dai danni al mancato risarcimento, è Matteo Totaro, noto agricoltore di Manfredonia che ha visto praticamente distrutto il proprio fondo di una quindicina di ettari coltivato a mais, completamente distrutto da branchi di cinghiali. Una storia esemplare analoga a tante altre di agricoltori danneggiati dai sempre più massicci e agguerriti branchi di cinghiali.
LA ZONA nella quale ricade il fondo di Totaro, è quella prossima all’Oasi lago salso che «funge – spiega – da rifugio diurno dal quale escono al calar del sole per invadere i campi e fare man bassa delle colture. Con le piante di mais è stato distrutto anche l’impianto di irrigazione. Sono centinaia e sono destinati ad aumentare se non si interviene drasticamente. In buona sostanza non ci sono misure per contenerli. Fanno paura e possono attaccare l’uomo. Occorrono interventi drastici e massivi. Le conseguenze sono incalcolabili».
IL PROBLEMA è ormai nazionale. In ogni regione sono state adottate delle misure per contenere la proliferazione della specie e dunque i danni che provocano. Non è più questione di campagna, i cinghiali si addentrano anche nei luoghi abitati e sono un pericolo per la circolazione stradale. Le statistiche sono quanto mai eloquenti e allarmanti. Sono stati predisposti dei piani per l’abbattimento dei cinghiali demandato ai cacciatori. «Ma non è che possiamo mettere a guardia delle colture squadre di cacciatori» osserva Matteo Totaro. Armare gli stessi agricoltori non è operazione facile. «Non ci manca – taglia corto Totaro – che andare al lavoro con la doppietta a tracolla e di metterci a sparare ai cinghiali».
MA NON solo cinghiali, c’è anche la minaccia dei lupi. Altro filone che incombe sempre più minaccioso sul settore agricolo, in questo caso su quello specifico dell’allevamento. Ai suoi tradizionali rovesci naturali, la campagna deve aggiungere anche quello dell’attacco di animali bradi. «I danni sono tanti e risarcimenti tanto reclamizzati ridotti ai minimi termini tali da non compensare le perdite subite, quando non subentra la beffa» rileva Totaro che porta ad esempio le sue peripezie in merito all’indennizzo del danno subito dai cinghiali. Richiesto, come da legge regionale, al Dipartimento agricoltura sviluppo rurale e ambientale della Regione Puglia, la risposta è stata quella di far sapere che «la zona segnalata ricade interamente nell’Ambito territoriale di caccia e che pertanto a ai sensi del vigente Piano Faunistico Venatorio 2018-23, la competenza è ascritta alla Gestione Ambito Territoriale di Caccia di Foggia a cui è stata trasferita la documentazione».
PUNTO e accapo: la procedura prevede di presentare l’apposita istanza «tempestivamente, entro 48 ore, dalla costatazione del danno», da integrare «entro l’ottavo giorno con la documentazione contenente la certificazione della causa da fauna selvatica…». Insomma: campa…cinghiale. Una presa in giro: per l’agricoltore non è rimasto altro da fare che rinunciare.
Michele Apollonio