Giovedì 14 Novembre 2024

La casa non era occupata ma libera e disponibile. Comunicato e selfie del sindaco lo mettono nei guai

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Galeotti furono il selfie e la consueta dichiarazione trionfalistica del sindaco Rotice: non solo è stato decisamente smentito ma addirittura rischia di incappare in azioni giudiziarie. Oggetto di una querelle che si sarebbe dovuto evitare solo con un pizzico di prudenza e di buon senso, la consegna da parte del sindaco di un alloggio popolare ad una famiglia «dopo averlo liberato da un nucleo famigliare non avente diritto» ha proclamato Rotice evidenziando con tanto di richiami trionfalistici «al nuovo bel segnale nell’affermazione dei diritti dei più fragili e della legalità». Il tutto sintetizzato visivamente in un selfie, la foto che accompagna ogni gesto del primo cittadino.

Tutto bello, bene, bravo, ma tutto falso. La famiglia dalla quale è stato “liberato” l’alloggio assegnato, ha reagito contestando la notizia diffusa dal comunicato stampa del sindaco come «non rispondente al vero» ed ha dato mandato di tutelare i propri interessi all’avvocato Maria Lucia Totaro che si è riservata «il diritto di esercitare ogni azione, civile e penale, si riterrà opportuna e necessaria poiché la diffusione della foto ha reso riconoscibile l’immobile e la notizia, così come diffusa dal comunicato stampa, offende e lede gravemente la rispettabilità dell’intero nucleo familiare della mia assistita, per cui se ne richiede la rettifica». L’avvocato Totaro sollecita inoltre «un doveroso intervento di emenda da parte di chi, tra l’altro, era assente durante le operazioni di consegna dell’immobile».

In un circostanziato comunicato, l’avvocato Totaro espone come sono andate le cose nella realtà. «È necessario sottolineare – afferma – che la casa popolare assegnata agli aventi diritto è stata regolarmente liberata e consegnata, così come è normale e doveroso fare per legge. La casa pertanto non era occupata e non era neanche abitata».

L’immobile – ricostruisce il legale – era stato assegnato più di 30 anni fa ai genitori della mia assistita, la cui madre, rimasta vedova, è deceduta nel mese di aprile di questo anno. Al momento del decesso, la mia assistita che abita in una casa di sua proprietà, ha liberato l’alloggio e ha prontamente contattato l’Arca Capitanata per conoscere le formalità per il rilascio dell’immobile. In qualità di legale di fiducia ho personalmente inviato a partire dal mese di maggio 2022 almeno tre pec all’Arca per avere istruzioni per il rilascio, che non mi sono mai state fornite. «Sottolineo – insiste l’avvocato – che da maggio e fino ad oggi l’immobile è rimasto sgombero da cose e persone: nessuno ci abitava, nessuno lo occupava, i canoni sono stati regolarmente versati fino all’effettiva occupazione dello stesso da parte della beneficiaria. Dopo ripetuti solleciti della mia assistita, l’Arca ha fissato per il 2 novembre 2022 l’appuntamento per il rilascio dell’immobile. Il responsabile dell’Arca ha dichiarato che non era quasi mai capitato un rilascio di un immobile popolare in via spontanea».

«Invece di ricevere encomi per la sua correttezza, per il senso civico e la solerzia dimostrati – chiosa l’avvocato Totaro – la mia assistita insieme a tutta la sua famiglia, è stata sottilmente associata a ben altri tipi di personaggi che abitano gli immobili. Il danno lo sta subendo la mia assistita più o meno additata come occupatrice abusiva». Di qui le azioni giudiziarie.

  Michele Apollonio

 

 

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