Gianni Stea non è più assessore regionale al Personale. E’ l’effetto di un decreto che il presidente Michele Emiliano ha firmato in contumacia il 26 ottobre e che è stato pubblicato oggi sul Bollettino ufficiale. La revoca della delega potrebbe essere solo temporanea, perché serve a sanare un pasticcio fatto dallo stesso Stea.
Dopo l’ordinanza con cui la settimana scorsa il Tribunale di Bari ha sancito la decadenza di Stea da consigliere regionale (per via di un debito con la Regione non pagato nei termini), il legale dell’assessore ha informato Emiliano che Stea «si asterrà dalle attività materiali fino alla materiale proposizione» del ricorso. La norma in materia (comma 8 dell’articolo 22 della legge sulle azioni popolari) dice che «l’efficacia esecutiva dell’ordinanza pronunciata dal tribunale è sospesa in pendenza di appello». Ma siccome l’appello non è stato ancora materialmente presentato (ci sono 45 giorni dal 15° giorno dopo la pubblicazione dell’ordinanza sul Burp), secondo una interpretazione – avallata da una sentenza di Cassazione – in questo momento la decadenza pronunciata dal Tribunale sarebbe efficace.
Emiliano ha dunque voluto evitare che dal giorno della pubblicazione dell’ordinanza la composizione della giunta (con dentro Stea) possa essere illegittima, perché i posti per gli esterni sono già tutti occupati e l’«autosospensione» invocata dall’assessore non esiste. Questo spiega la revoca della delega al Personale. Stea però resta consigliere regionale (per la decadenza serve una presa d’atto dello stesso Consiglio) ma è non più assessore. Potrebbe ritornare in giunta dopo il deposito dell’appello, a meno che – naturalmente – Emiliano non intenda cogliere la palla al balzo per un rimpasto.
G.S.