Il senso civico dei cittadini è quell’insieme di comportamenti e atteggiamenti che attengono al rispetto degli altri e delle regole di vita in una comunità. Manfredonia soffre profondamente di questo per retaggio culturale o per effetto dei tempi. E’ diffuso un po su tutti i territori il vandalismo giovanile non solo verso il patrimonio pubblico ma anche verso i coetanei esprimendo quell’arroganza e quella rabbia insana che produce effetti dirompenti sui soggetti più fragili. Spesso si parla di periferie abbandonate ma nella fattispecie parliamo della centralissima Piazza maestri d’ascia di Manfredonia, teatro perenne di atti di inciviltà contro ringhiere, verde pubblico, panchine e tutto ciò che si ha sotto tiro. E se in altri tempi si usava passarsi la palla con i piedi ora si usano le bottiglie di vetro, probabilmente perché sortiscono un effetto ed un rumore diverso e poi il calcio finale è quello più emozionante, non perché la palla va in rete, è il fragore di quell’ultimo calcio che rende in frantumi la bottiglia di vetro producendo, probabilmente, l’emozione di aver avuto la forza di rompere, di distruggere. E se da un lato c’è il disagio sociale di ragazzi che annoiati devono inventarsi come far passare il tempo, dall’altra parte il servizio di sorveglianza, telecamere in primis che non esistono o se esistono non assolvono alla loro funzione, poi quando un cittadino chiama: polizia, carabinieri e vigili urbani, non si riesce mai (o quasi mai) ad avere un loro intervento. Senza parlare poi della velocità con la quale auto e moto attraversano quel tratto di strada portuale. Poche pattuglie a disposizione? Sono reati minori per i quali non è il caso intervenire? Alla fine una piazza che dovrebbe essere la cartolina ed il salotto della città diventa la peggiore area periferica abbandonata a se stessa. Si è appena riunito presso Palazzo di città il Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, sortirà qualche effetto? Speriamo, anche se lo scoraggiamento di una città che vorrebbe rialzarsi occupa più spazio dell’ottimismo.
Raffaele di Sabato