Martedì 19 Novembre 2024

La questione Enichem tra passato e presente

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È ORMAI consuetudine consolidata da oltre quarant’anni, quella di “commemorare” l’esperienza industriale Enichem con accenti fossilizzati sull’episodio dello scoppio (26 settembre 1976) di una colonna dell’impianto per la produzione di fertilizzanti e sulle conseguenze provocate. Anche quest’anno ci sono state delle iniziative mirate a focalizzare gli effetti negativi di quell’esperienza, in particolar modo di quelli inerenti alla salute pubblica. Iniziative certamente encomiabili ma che – è ormai una opinione sempre più allargata fra la popolazione – non riescono ad andare oltre i confini di quell’area in cui operava quello stabilimento chiuso a fine Anni ottanta, per affrontare il problema, che inequivocabilmente c’è, della tutela dell’ambiente e della salute pubblica con visione e consapevolezza aggiornate. E tanto per una giusta e serena valutazione del presente alle prese con iniziative progettuali di attività industriali fortemente invocate per far fronte ad una ormai lunga e perniciosa crisi economica-sociale. Quarantasei anni non sono bastati per superare una impasse che sta divorando la città.

IL PROBLEMA della tutela ambientale si è andato gonfiando di criticità varie delle quali tuttavia solo in parte vengono considerate: ci si sofferma su quelle – è il rilievo che viene rivolto – che probabilmente più si prestano a speculazioni ideologiche e utilitaristiche. A quarantasei anni da quell’infausto incidente, le domande che si pongono vanno ben oltre quelle legate ad una controversa presenza di casi di malattie attribuite alle attività svolte in quello stabilimento, e in ogni caso non in misura maggiore rispetto ad altre aree anche meno se niente affatto industrializzate. I fattori aggregati sono ormai tantissimi e dei più svariati generi e vanno scrupolosamente scansionati e combattuti con opportune misure preventive.

UN RECENTE ampio studio su scala nazionale condotto da ricercatori delle Università di Bologna e di Bari e del Consiglio nazionale delle ricerche, ha accertato che casi di neoplasie si registrano tra gli abitanti della provincia di Bari, della Bat e del Foggiano. Secondo tale studio «nell’atroce classifica di mortalità per tutti i tipi di tumori, è il Salento al primo posto e precede l’infernale Taranto». A seguire Bari, BAT, Brindisi e Foggia 94esima cioè ultima della classifica per mortalità. Insomma c’è chi sta peggio di Manfredonia anche se non ha avuto l’Enichem.

UN’AREA che in ogni caso va tenuta sotto controllo così come l’altra area industriale di Coppa del vento: cosa succede in quegli ambiti? Dell’area di Macchia si è parlato spesso di attività sulle quali pesano inquietanti interrogativi non smentiti. Si sa che l’area della ex “Inside” è stata venduta ad una società di Lucera che tratta rifiuti: che si sa di quei traffici? È fortemente riduttivo – viene osservato – fermarsi alla questione Enichem: i fattori di rischio per la salute sono sempre più alla portata quotidiana. Le conseguenze del traffico in città sono micidiali considerato il parco automezzi che si muove quotidianamente. Per non parlare dell’abbandono massivo dei rifiuti, del largo uso di pesticidi e così via dicendo. La domanda che sempre più forte e pressante sale dalla gente attonita è: chi è preposto ai controlli? Vengono fatti?

  Michele Apollonio

 

 

 

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