PAPA FRANCESCO commentando le tragedie che colpiscono i migranti che dall’Africa fuggono verso l’Europa attraversando il Mediterraneo, ha definito questo mare “Il cimitero senza lapidi” a ragione dei tanti naufragi verificatesi in mare aperto molti dei quali non hanno lasciato traccia.
DI TANTA tragedia immane, di quei transiti appesi ad una esile filo di speranza, dei ghetti trasandati improbabili ricoveri precari, degli stenti e di chissà quali altre sofferenze perse nel nulla, si conosce poco o niente. Il nostro Borgo Mezzanone fornisce una pallida idea. È in ogni caso la parte conosciuta di questa tragedia dei nostri tempi, come dire la parte arborea di un albero. Non si conosce, non si ha nemmeno l’illuminazione della parte nascosta della pianta, delle radici, di quel composito coacervo di situazioni che alimenta quelle tragedie terribili che sfilano beffarde dinanzi ai nostri occhi.
A SOLLEVARE un velo su questo cosmo di derelitti alla ricerca di un soffio di vita umana, Lucio Cascavilla, egli stesso migrante ma per vocazione. Gioventù vissuta a Manfredonia, laurea all’Orientale di Napoli in letteratura orientale, e quindi in giro per il mondo: dieci anni in Cina, intensa esperienza a Londra e da alcuni anni in Sierra Leone e Congo ove lavora con una ONG. Lucio Cascavilla che ha riversato le sue esperienze in due libri, è rimasto coinvolto emotivamente nel fenomeno migranti e cerca di rispondere, da emigrante, alla domanda che gli è balzata spontanea in una terra dove la migrazione è una aspirazione obbligata: «Per quale motivo un ragazzo della Sierra Leone decide di emigrare, lasciare la famiglia, gli affetti, e avventurarsi verso mete sconosciute come l’America, l’Europa o la stessa Cina per elemosinare un permesso di soggiorno per iniziare una nuova difficile esistenza?»
LE RISPOSTE le ha affidate ad un docu-romanzo a puntate pubblicate su internet (finora sono una ottantina) nel quale attraverso cinque storie che si intrecciano fortuitamente, descrive le avventure/disavventure di migranti di diverse nazionalità che vivono in differenti città del mondo e che cercano di ricongiungersi con il resto della famiglia andando incontro a difficoltà incredibili. “A piedi nudi tra le mangrovie” è un romanzo/denuncia di atrocità insensate e insieme una invocazione all’amore fra i popoli.
«MIGRANTE – riflette Cascavilla – non è una parolaccia e neppure una offesa. Nessuno ha mai parlato di un ragazzo italiano, emigrato a Londra, o in un qualsiasi altro paese del mondo, come di un infame che va a rubare il lavoro a qualcun altro. Io quando sono andato, in Cina, dopo la laurea, ero un cervello in fuga. Mohamed, il protagonista del mio racconto, non può andare a conoscere il mondo se non ha un dramma alle sue spalle. E il dramma è la guerra, deve essere vestito di cenci e deve essere macilento, altrimenti ci sta nascondendo qualcosa. E quando arriva in Italia non deve alzare la voce, non deve ubriacarsi, non deve fumare, non deve desiderare le nostre donne e non deve desiderare il nostro stile di vita. E magari deve accontentarsi dei nostri avanzi. Il migrante deve essere quello che noi vogliamo e non quello che lui, giustamente, vuole essere. Dal nostro punto di vista il migrante deve essere un bisognoso che non può liberarsi della catena della necessità al quale lo abbiamo legato».
UN DOCU-ROMANZO che propone originali spunti di riflessione che con leggerezza venata di ironia sono offerti alla considerazione dei non migranti.
Michele Apollonio